Creatività ai tempi della crisi. Oggi discussa in commissione la mozione sulla progettazione e l’uso temporaneo degli spazi in attesa di futuro.

Idee admin 21 settembre 2012

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Oggi le commissioni Urbanistica e Cultura hanno liberato per l’aula la:
PROPOSTA DI MOZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE DI TORINO

Oggetto: A Torino la creatività è già in strada. Linee guida per l’uso temporaneo degli spazi abbandonati, senza destinazione d’uso, in “attesa di futuro”.

Il Consiglio Comunale di Torino,

PREMESSO CHE:

-          Il modello di sviluppo previsto dall’economia della conoscenza assegna grande valore alla forma della città e alla presenza di luoghi fisici e reti sociali preposte a favorire la circolazione del capitale più prezioso: le idee;

-          Una città della conoscenza deve essere policentrica, aperta, adatta a unire persone e progetti, a curare la qualità del paesaggio e dell’ambiente urbano per attrarre i settori sociali più creativi e propensi all’innovazione, a curare gli spazi verdi, essenziali garanzie di un buon livello di qualità della vita;

-          La qualità dei progetti di trasformazione urbana dipende dall’ottica di sistema, dove non conta soltanto la singola realizzazione, ma il suo rapporto con le altre entro un’idea unitaria di città;

-          Le trasformazioni dovrebbero aumentare la qualità del paesaggio e dell’ambiente naturale anche prevedendo meccanismi di compensazione ambientale collegati a infrastrutture molto impattanti rendendo queste opere un’occasione per riequilibrare e rendere più attrattivo il territorio, formando una rete verde metropolitana, punto d’incontro fra città, natura e agricoltura;

-          Gli investimenti olimpici hanno dato un ulteriore impulso alla trasformazione urbana. Una massa consistente di risorse europee e nazionali, pubbliche e private, sono atterrate a Torino e sono stati avviati grandi progetti di trasformazione urbana, prevalentemente ancorati all’idea del piano urbanistico come strumento di regolazione e di trasformazione della città: sono nati nuovi quartieri, nuove centralità urbane a partire dalle trasformazioni delle Spine e dalla rifunzionalizzazione di grandi aree industriali dismesse;

-          Dall’altra parte, negli stessi anni emerge una crisi urbana che riguarda la parte densa, abitata, storica della città: quartieri come Porta Palazzo, San Salvario, diventano stereotipi di conflittualità, ed irrompe nell’agenda politica locale la richiesta di sicurezza da parte dei cittadini, spesso rivendicativa e conflittuale rispetto ai nuovi arrivati;

-          A metà degli anni novanta sono stati avviati, con molte diversità, processi di recupero e riqualificazione urbana e ricucitura del tessuto sociale, sia nelle emiperiferie urbane (Porta Palazzo, San Salvario), sia nei quartieri di edilizia residenziale pubblica (i Programmi di recupero urbano, i Contratti di quartiere, le Azioni di sviluppo locale); nel solco di queste politiche è in corso un importante programma di rigenerazione urbana nell’area Nord di Torino, in particolare nel quartiere di Barriera di Milano (Urban 3);

-          Dal 1997 la città si è occupata del problema, ha adoperato un gran numero di risorse regionali, ministeriali, europee per intervenire sulla straordinarietà della rigenerazione urbana come fattore di ricomposizione della coesione sociale in territori non interessati dalla grande trasformazione urbanistica;

-          Come definito dalle linee d’indirizzo delle “politiche di sviluppo urbano” dell’assessorato all’urbanistica: “Oggi siamo in una fase in cui è indispensabile passare da un’ottica dell’intervento straordinario a una logica dell’ordinario, non solo perché le risorse straordinarie finiscono, ma anche perché è indispensabile che le risorse straordinarie servano a contaminare la cultura della pianificazione, che si esplica nelle modalità ordinarie con cui si interviene nei territori”

-          Governare una città complessa significa sapere che la scena creativa di una metropoli si rigenera anche grazie a luoghi non istituzionali e non codificati;

CONSTATATO CHE:

-          Nella “nuove scommesse” delle linee d’indirizzo viene introdotta l’ipotesi di una nuova pratica di utilizzo temporaneo di alcune aree o immobili che non hanno ancora una destinazione d’uso definitiva;

-          L’ipotesi in questione definita “waiting for the future” presuppone la “progettazione dell’attesa” e l’esigenza di individuare nuove modalità, simboliche e culturali di conservazione per il futuro di alcuni tasselli senza funzione;

-          L’esigenza principale è quella di animare e rigenerare aree e luoghi senza che essi diventino vuoti urbani, aree dismesse o degradate e luoghi di conflitto sociale, questo può avvenire, anche temporaneamente, attraverso la mobilitazione di progettualità, idee, usi culturali e sociali che arricchiscano la fruizione e la capacità di attivare risorse anche immateriali a beneficio del territorio circostante;

-          Le arcate dell’ex Moi, Torino Esposizioni, i volumi vuoti di Parco Dora e di Spina 3, l’ex caserma dei vigili del fuoco di corso Regina Margherita vicino a Porta Palazzo, i lotti B e C di Torino Nuova Economia a Mirafiori (TNE), sono solo alcuni esempi dello straordinario patrimonio pubblico che non viene valorizzato quanto si potrebbe (che potrebbe essere intercettato da vocazioni temporanee che ne valorizzerebbero l’uso e la fruibilità);

CONSTATATO ALTRESI’ CHE:

-          Anche i privati possono essere interessati a progetti di valorizzazione temporanea degli spazi, come ha potuto verificare la commissione V durante il sopralluogo nell’estate del 2011 degli spazi di via Foggia 28 utilizzati per pochi mesi dall’associazione Urbe-Rigenerazione Urbana;

-          I 1500 mq di spazio dismesso di via Foggia 28, anziché essere lasciati al deterioramento e all’abbandono, hanno ospitato 40 street artist italiani e internazionali grazie al progetto SUB URB ART – Arte Urbana in Subbuglio;

-          L’immobile, per tutta l’estate del 2011, è diventato uno spazio destinato alle mostre, alle performance, alle attività di quartiere, ai concerti e soprattutto all’arte urbana;

-          Le condizioni sociali e demografiche possono influenzare le capacità creative di una città, quando la diversità culturale determina comprensione, apprendimento invece che paura e xenofobia;

-          La diversità culturale suddetta può generare nuova vitalità, aumento dell’offerta culturale, partecipazione, interazione e scambio al contrario di città con popolazioni omogenee che spesso fanno fatica a produrre creatività;

-          La tolleranza è un elemento chiave per generare senso di identità perché contribuisce a rendere vitali e ricche le diversità, sfumando i conflitti e la frammentazione sociale;

-          Gli spazi urbani sono un concetto sia  fisico sia intangibile, arena dove avvengono gli scambi nella varietà delle forme espressive e comunicative (dalle interazioni fisiche a quelle virtuali) consentendo esperienze di contaminazione e di eterogeneità sociale;

-          La qualità, quantità, varietà  e accessibilità di spazi e servizi è cruciale per incoraggiare processi creativi nelle città.

IMPEGNA

Il Sindaco e la Giunta a:

-          avviare una ricognizione di tutti gli immobili, a partire da quelli pubblici, non utilizzati e in attesa di una vocazione o finalità definitiva;

-          valorizzare la “progettazione dell’attesa” attraverso bandi, evidenze pubbliche e concorsi rivolti principalmente ai giovani professionisti, designer, architetti, artisti e creativi;

-          pubblicare l’elenco e procedere ad un evidenza pubblica per l’utilizzo temporaneo delle strutture ad uso culturale e sociale;

-          stimolare i privati proprietari di immobili perché aderiscano a questa progettualità, mettendo temporaneamente a disposizione l’uso dei loro immobili ad attività culturali e sociali rivolte alla cittadinanza;

-          aumentare i “servizi” rivolti alla cultura, a partire dalla capacità di rete dei settori dell’amministrazione, in quanto creatività e dinamiche di rete sono intrinsecamente simbiotiche, più numerosi sono i nodi più alta è la capacità di produrre innovazione e pensiero creativo;

-          scrivere delle linee guida che riconoscano gli obiettivi delle iniziative privilegiando le iniziative “no profit” e “benefit” ed escludendo le esperienze e/o progetti finalizzati al conseguimento di un profitto personale o di un interesse di natura patrimoniale valorizzando prima di tutto il fine di salvaguardare beni altrimenti abbandonati, progettando una transitorietà d’uso con lo scopo di conservarli e, soprattutto, di valorizzarli nell’interesse di tutta la cittadinanza e dell’ambiente.

Marco Grimaldi

Mimmo Carretta

Luca Cassiani

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