Presidente Conte, fermiamo il caporalato digitale

Idee, lavoro, mobilità, Regione, sinistra, solidarietà TAGS / caporalato digitale, cottimo, dignità, fattorini, gig economy, rider, salario, subordinazione admin 12 settembre 2019

riders

Gentile Presidente Conte,

nel rivolgerle i miei auguri, le scrivo a proposito di una vicenda che mi sta particolarmente a cuore e che, tra le altre, trova spazio fra i nuovi punti programmatici: i diritti dei lavoratori digitali (cosiddetti riders).
Mi denuncio fin da subito: ho fiducia e speranza nella nuova stagione che si apre, ora ufficialmente, con il voto di ieri in Senato. Finalmente, anche grazie al contributo di Liberi e Uguali, abbiamo un programma di governo che parla di politiche espansive, giusta retribuzione, Green New Deal, lotta ai grandi evasori e riforma fiscale, investimenti per la crescita e il lavoro al Sud, investimenti per la scuola e la ricerca, tutela dei beni comuni, contrasto all’emigrazione dei giovani, integrazione dei migranti.
La maggioranza composta da Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Liberi e Uguali può forse sorprendere qualcuno, ma i contenuti che condividiamo sono molti e credo che ora sia davvero possibile fare la differenza.
A questo proposito, torno su quanto le ho detto nelle prime righe; uno dei punti fondamentali del Governo sarà quello di affrontare e risolvere positivamente il tema delle tutele dei lavoratori digitali.
La gig economy ha trasformato il volto di molte attività lavorative: la crescita dei servizi è andata purtroppo di pari passo alla diminuzione di salario e tutele nei confronti dei lavoratori. La controversia più clamorosa è stata quella di Foodora, che nel 2016 ha introdotto per i fattorini la paga a cottimo. A inizio ottobre 2016, circa 50 lavoratori di Torino hanno avviato la prima forma di protesta collettiva. L’11 aprile del 2018, il Tribunale del Lavoro di Torino ha respinto il ricorso di sei fattorini “sloggati” (cioè licenziati) dalla piattaforma in seguito alle critiche delle condizioni di lavoro, non riconoscendo la natura subordinata del rapporto di lavoro. Tuttavia, il 10 gennaio del 2019 il processo in appello ha stabilito per i lavoratori il risarcimento dei pagamenti e dei contribuiti previdenziali non goduti. La Corte ha riconosciuto agli appellanti tale diritto facendo esplicito riferimento al quinto livello del contratto collettivo logistica-trasporto.
Come Lei sa, all’inizio dell’anno in corso è approdata in Parlamento una proposta di legge proveniente dal Consiglio Regionale del Piemonte, che il 22 gennaio l’ha votata all’unanimità: la prima proposta normativa nazionale sulle piattaforme digitali e una delle prime proposte organiche su scala europea.
La proposta di legge, da me elaborata e sottoscritta e votata da tutti i consiglieri di PD e M5S, ridefinisce l’inquadramento dei lavoratori attraverso contratti chiari e trasparenti, per riconoscerne diritti e tutele, per contrastarne la precarietà e, infine, per impedire che siano aggirate molte delle regolamentazioni previste dai contratti collettivi, come le tutele in caso di malattia, la libertà di opinione, il divieto di discriminazione. La legge precisa inoltre come il concetto di subordinazione si applichi alle nuove forme di lavoro digitale tramite piattaforme, sotto forma di eterorganizzazione.
Dopo l’approvazione in Piemonte, il nostro testo sulla gig economy è stato approvato in Umbria e, a giugno, anche dal Consiglio Regionale dell’Emilia Romagna. Ma sono tante le città e le regioni che si sono unite alla nostra battaglia.
Ecco dunque un primo esempio virtuoso di come le tre nuove forze di governo possono lavorare insieme su contenuti che riguardano innanzitutto le condizioni di vita materiali delle persone, cambiandole in meglio.
Purtroppo, lo scorso anno, il confronto tra Governo, aziende, lavoratori del food delivery e sindacati, dopo lo stralcio della “clausola rider” dal decreto dignità, non ha prodotto alcun avanzamento. Le aziende hanno continuato a rifiutare sia il riconoscimento delle tutele tipiche del rapporto di lavoro subordinato sia l’abolizione dei sistemi di monitoraggio e classificazione delle prestazioni.
La verità è che ancora oggi, ogni mattina, un fattorino si sveglia e sa che dovrà correre più veloce che mai, o la sua paga sarà da fame. Per i lavoratori delle piattaforme il rischio è quotidiano: il rischio di perdere il lavoro, il rischio di farsi male, perché essere pagato a consegna, per un fattorino in bicicletta, significa sentirsi obbligato a correre più veloce e mettersi in pericolo per fare più consegne possibile.
Ma tutto questo non riguarda solo una ristretta categoria di lavoratori. La battaglia dei fattorini non è stata una questione di nicchia, ma l’avamposto di nuova una discussione: sempre più il mondo del lavoro vedrà l’intermediazione delle piattaforme.
Ecco perché credo che il Parlamento sia finalmente nelle condizioni e abbia il dovere di discutere e approvare la legge il prima possibile.
Sarebbe anche una risposta alle tante sentenze che hanno equiparato di fatto la condizione dei lavoratori delle piattaforme digitali a quella del lavoro subordinato. E sarebbe un’occasione per far valere l’articolo 121 della nostra Costituzione, che consente alle Regioni di presentare proposte di legge alle Camere. È questo, credo, il senso del contributo dei territori al dibattito democratico.

Spero che questo sia l’inizio di un dialogo lungo e proficuo,

un caro saluto,

Marco Grimaldi (Capogruppo di Liberi Uguali Verdi – Regione Piemonte)

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