Torino: costerà un euro a famiglia il piano contro il freddo.

Idee admin 22 ottobre 2013

Verso l’ennesimo consiglio per dare una risposta a chi a perso la casa, per fermare questa piaga con un fondo “salva sfratti” e per porre al centro del dibattito sul bilancio le nuove povertà. «Non vuole essere una misura d’emergenza», spiegano Michele Curto e Marco Grimaldi, «ma una scelta precisa: tutelare un diritto, prendersi un impegno civile, ovvero garantire a tutti un tetto».
_______
Tratto da La Stampa, di Andrea Rossi

Un caffè a famiglia per evitare che nessuno passi l’inverno al freddo. E poiché le famiglie di Torino sono 470 mila, i conti sono presto fatti: tra adesso e fine anno, e nei primi due mesi del 2014, il Comune stanzierà circa mezzo milione per arginare l’emergenza abitativa che sta soffocando migliaia di persone. Lo farà con una variazione al bilancio di quest’anno, la cui discussione è cominciata ieri in Consiglio comunale, e con un impegno di spesa su quello del prossimo.

Lo slogan

«Un caffè a famiglia». Nessun torinese, ovviamente, sarà chiamato a versare l’obolo. È una trovata immaginifica partorita dai due consiglieri di Sinistra e libertà, Michele Curto e Marco Grimaldi, per spiegare quanto si dovrà scavare dentro il bilancio di Palazzo Civico per assicurarsi la dotazione necessaria.

E mostrare che pescare lo 0,035 per cento del miliardo e 300 milioni che la città spende ogni anno non è poi un’impresa impossibile.

Curto e Grimaldi hanno presentato una mozione d’accompagnamento al bilancio incassando il sì di buona parte del Pd, di qualche pezzo della minoranza – a cominciare da Maurizio Marrone, Fratelli d’Italia, uno che da mesi si occupa del problema casa – e soprattutto del vicesindaco Tisi, che ha la delega al Welfare, e del collega al Bilancio Passoni, colui che materialmente dovrà mettere a disposizione i soldi.

Variazione al bilancio

Non dovrebbe essere così difficile, visto che per il 2013 serviranno meno di 200 mila euro. Soldi che verranno destinati a una serie d’interventi. Innanzitutto per proporre una moratoria sugli sfratti almeno per l’inverno e rivedere i criteri per l’accesso ai dormitori, dove oggi chi ha più di 65 anni e chi non ha la residenza non può avere un letto. E ancora, l’obiettivo è aprire nuovi punti salvavita in zona Porta Nuova e nelle periferie, cui possano accedere quelli che non trovano posto nei dormitori o scelgono di non andarci. Infine, si dovrà verificare se edifici pubblici o privati vuoti possano essere usati per accogliere provvisoriamente chi non ha un tetto, a cominciare dalle caserme e dagli immobili del demanio inutilizzati ma spesso già attrezzati.

Niente Tares

Un ultimo punto è stato aggiunto sul gong: alle famiglie colpite da uno sfratto verrà sospeso il pagamento della Tares; a quelle sfrattate perché morose ma incolpevoli l’imposta verrà cancellata.

«Non vuole essere una misura d’emergenza», spiegano Curto e Grimaldi, «ma una scelta precisa: tutelare un diritto, prendersi un impegno civile, ovvero garantire a tutti un tetto».

L’anno scorso in città sono stati eseguiti 3.747 sfratti. L’anno prima 3.285, nel 2010 3.181. I primi nove mesi del 2013 sono perfettamente in linea. Se non è emergenza, è per lo meno un allarme sociale che la crisi aggrava anno dopo anno. Nel 2012, 1.300 persone si sono rivolte alle case di prima accoglienza notturna gestite dal Comune e 1.500 hanno usufruito dell’ambulatorio sociosanitario per persone senza dimora. Sempre nel 2012, 200 persone senza casa sono state inserite in alloggi. In inverno, poi, in 465 hanno dormito nelle varie tendopoli allestite in diversi punti per l’emergenza freddo. Eppure, nonostante ci fossero 120 posti in più del 2011, 290 hanno dovuto dormire all’aperto. Sena contare che il Comune ha constatato un fatto inquietante: il 52 per cento di chi si è rivolto alle strutture di accoglienza l’ha fatto per la prima volta.

Trovare le risorse

Come trovare i 470 mila euro necessari per contrastare l’allarme? La mozione di accompagnamento al bilancio suggerisce da quali capitoli di spesa attingere. In particolare spese di consulenza, comunicazione e bolletta energetica.

Nel dettaglio, cultura, sport e ambiente dovrebbero cedere 10 mila euro ciascuno, la comunicazione 47 mila, il patrimonio 60 mila, l’ufficio tecnico 30 mila, l’ufficio legale 75 mila, la scuola 40 mila, lo stadio e gli impianti sportivi 30 mila e l’illuminazione pubblica 117 mila. Una proposta incompleta, che andrà rivista, anche perché i 470 mila euro andranno spalmati su due bilanci, 2013 e 2014.

Share on FacebookTweet about this on TwitterShare on Google+Email this to someone