l’Italia dello smart working procede a singhiozzo e mancano misure di sostegno al reddito universali.

diritti, lavoro, Regione admin 19 maggio 2020

precari

10 marzo 2020

In questi giorni sono in isolamento fiduciario, ma molti amici e conoscenti sono a casa per altri motivi. Tanti mi scrivono “si fa presto a dire: state a casa”. Infatti, ci sono quelli che mi raccontano di come sul loro posto di lavoro sia stato attivato lo smart working, ma purtroppo, altrettanti mi scrivono che nella loro azienda questa misura non è stata presa, pur essendo assolutamente applicabile.

Sul punto il decreto parla chiaro e invita esplicitamente a far lavorare da casa ovunque sia possibile. Eppure tante imprese di servizi, non solo “grandi e grosse”, ma anche piccole e medie, continuano a negare ai propri dipendenti tale possibilità, nonostante le richieste, anche se il loro lavoro può essere svolto perfettamente da casa.

Forse c’è la convinzione di essere maggiormente competitivi, chi può fare lavorare da casa e non lo fa pensa di trarne un vantaggio, ma così non è: il lavoro agile, o telelavoro, permette di ridurre per esempio i tempi e i costi di spostamento, senza penalizzare la produttività.

Ecco perché vorrei che le istituzioni – e lo chiedo in particolare al Ministro Speranza, ai Presidenti Conte e Cirio – dedicassero un appello a questo mondo, affinché tutti i datori prendano sul serio le regole dettate dall’emergenza, per la sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici.

Ed ecco perché, sempre per la loro sicurezza, chiedo ancora una volta al Governo e alla Regione di pensare a tutti coloro che lavorano (o non lavorano) nell’assoluta assenza di ammortizzatori sociali, continuità contrattuale e di reddito, stabilità.

In questa situazione emerge tutta l’arretratezza di un Paese che non ha ancora previsto vere misure universali che includano i freelance, le partire Iva, il lavoro discontinuo, il lavoro a cottimo (che non smetteremo mai di combattere) su cui si reggono tantissime attività.

Non possiamo pensare che queste persone, nella crisi, semplicemente cessino di avere liquidità fino a tempi migliori. Serve un decreto legge urgente, che preveda subito misure di sostegno al reddito universali. Come Regione Piemonte dobbiamo allargare urgentemente le maglie di due misure che abbiamo scritto e fatto approvare negli scorsi anni: il “salva sfratti” e il “salva mutui”.

Certo, tutti dobbiamo agire per evitare che si diffonda il virus, ma chi ha potere decisionale ha il dovere di non far pagare le conseguenze delle misure straordinarie ai più deboli. Purtroppo non cambieremo questa società in un mese di isolamento fiduciario, ma il massimo si può pretendere, tutto e subito.

Infine un ringraziamento enorme a chi ha chiuso tutto senza aver aspettato decreti d’urgenza, sapendo di rischiare davvero tanto ma nella convinzione che andava fatto per gli altri.

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