Il Governo dovrebbe sostenere chi non ha nulla, non chi non dà nulla.
Europa, Idee, Regione admin 19 maggio 202018 maggio 2020
La sanità pubblica, che (oggi) tutti diciamo essere più importante che mai, si regge sulle tasse. In particolare, l’Irap è nata precisamente a questo scopo. Perciò mi chiedo: come è possibile che il mio macellaio o il mio barbiere paghino di Irap in Piemonte più di Fca? È possibile perché il colosso con sede legale in Olanda e fiscale in UK versa 0 euro di Irap da quasi 9 anni, dichiarando un valore di produzione negativo. Il problema si chiama “profit shifting”, ovvero l’arte di traslare i profitti da paesi ad alta imposizione a paesi a tassazione nulla o ridotta. Per questo diciamo una cosa molto semplice: sei una multinazionale? Intanto produci secondo la normativa italiana e rendi completamente trasparente il tuo bilancio consolidato. Solo dopo si potrà cominciare a parlare di garanzie pubbliche per il credito.
Come noto, Fca ha chiesto a Intesa San Paolo un prestito da 6,3 miliardi di euro con garanzia della pubblica Sace e controgaranzia in ultima istanza dello Stato. Lo strumento fa parte del pacchetto Garanzia Italia — inserito dal governo nel Decreto Liquidità — ed è a disposizione delle grandi aziende per assorbire eventuali stress finanziari derivanti dall’impatto del Covid.
Seguendo una proposta di Oxfam, come LEU e Liberi Uguali Verdi abbiamo preparato un emendamento al Decreto, adattabile anche a livello regionale, per ovviare all’opacità dei conti data dalla presenza della sede legale di Fca e altri grandi gruppi in Olanda. Si tratta in sostanza di aggiungere un comma in base al quale “l’impresa che beneficia della garanzia, se parte di un gruppo di imprese con ricavi consolidati nel periodo d’imposta 2018 o 2019 superiori a 750 milioni di euro, assume l’impegno di rendere pubblica entro il 31.12.2020 la rendicontazione paese per paese del gruppo di appartenenza relativa al periodo di imposta 2018 e 2019; assume altresì l’impegno di rendere pubblica la rendicontazione paese per paese del gruppo di appartenenza relativa a ogni periodo d’imposta coperto anche in parte da garanzie entro la fine dell’anno successivo”.
Nel frattempo, è stato approvato ieri dal Governo l’emendamento a firma Fratoianni e Pastorino che nega gli aiuti di stato alle società con sedi nei paradisi fiscali: se un’impresa con sede in Italia è controllata o controlla, direttamente o indirettamente, altre società localizzate in un paese segnalato nella lista nera europea dei paradisi fiscali è esclusa dal beneficio.
È un’ottima notizia, ma si può andare oltre: i gruppi italiani che hanno sede o filiali nei Paesi Bassi sono tanti. Fca e Ferrari hanno laggiù la loro sede legale, la Exor della famiglia Agnelli quella fiscale. Ma ad aver creato holding lì sono pure alcune delle più importanti partecipate italiane: Eni, Enel e Saipem. Campari sta per trasferirvi la sua sede, Mediaset, Luxottica, Ferrero, Illy, Telecom Italia, Prysmian e Cementir lo hanno già fatto. La Commissione Europea sostiene che i piani di salvataggio pubblico legati all’emergenza Covid non possono escludere chi ha la sede in un altro Stato? Peccato. Il Governo italiano e la Regione possono agire diversamente sui loro aiuti e sulle loro garanzie. Se quelle aziende hanno interesse a difendere il ‘bel paese’, la sua sanità, la sua economia e soprattutto il buon nome del “Made in Italy”, e vogliono addirittura godere di garanzie statali per i propri investimenti, possono riportare le sedi qui.
Questo dovrebbe dire un Governo che vuole realmente uscire dalla crisi correggendo le diseguaglianze, invece di offrire aiuti e garanzie a pioggia alle imprese con residenza fiscale all’estero e difendere i dividendi miliardari agli azionisti e le retribuzioni esorbitanti dei manager. Tutto ciò mentre si fanno elemosine alle Partite Iva e si limita il reddito di emergenza per chi non ha nulla.