Amazon irresponsabile, una vergogna far rischiare il contagio ai propri dipendenti.

diritti, lavoro, Regione admin 19 maggio 2020

25 marzo 2020

Capisco lo sconforto degli imprenditori (e naturalmente ringrazio tutti coloro che hanno messo in sicurezza lavoratori e lavoratrici), ma inondare le prefetture di richieste per evitare di abbassare le saracinesche, ammassarsi in coda alla Camera di commercio per cambiare il codice Ateco pur di rientrare tra i ‘servizi essenziali’, o semplicemente non applicare le necessarie misure di sicurezza sono atteggiamenti che mostrano grande irresponsabilità, dal momento che – ricordiamocelo sempre – non sono loro ma altri a rischiare il contagio nelle linee delle fabbriche.

Ieri, allo stabilimento Amazondi Torrazza, metà dei dipendenti (circa 900) si sono rifiutati di entrare e prestare servizio, denunciando l’assenza di mascherine e dispositivi adeguati per proteggersi. Nei giorni scorsi un dipendente era risultato positivo al Coronavirus e alcuni colleghi erano stati messi in quarantena. Sindacati e lavoratori avevano presentato un esposto alla procura di Ivrea, che ha aperto un fascicolo. Non solo: la scorsa settimana e ieri i Nas hanno effettuato lunghe ispezioni nell’impianto e acquisito documenti.

Il colosso Amazon sostiene di avere fatto tutto il possibile per igiene e sicurezza, quando invece i lavoratori raccontano di assembramenti in entrata e uscita dal proprio turno, assenza di dispositivi di protezione, insufficienti modifiche strutturali. Soprattutto, la multinazionale rifiuta di fermare le produzioni non essenziali, creando lei stessa le condizioni per quella grande e pericolosa concentrazione di persone al cambio turno. Ridurre le consegne non basta se non si limita l’attività di chi tratta gli ordini in azienda, e Amazon lo sa benissimo, eppure lascia ai lavoratori la responsabilità civile di fermarsi per limitare il contagio. Una vergogna vera.

Nel frattempo, nel nuovo decreto approvato ieri dal Consiglio dei Ministri è stata introdotta la possibilità per i Presidenti di Regione di “emanare ordinanze contenenti ulteriori restrizioni” rispetto a quelle disposte dal Governo, passaggio ribadito anche dal Presidente Conte nella videoconferenza di presentazione.

Rivolgo un appello al Presidente Cirio per aprire con noi un confronto su questa possibilità e faccio un esempio fra i tanti: quello delle collaboratrici domestiche, inserite all’ultimo fra i servizi essenziali, le quali purtroppo continuano spesso a lavorare anche nelle case di persone o famiglie del tutto autosufficienti e quindi non in condizione di necessità.

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