Grimaldi (SEL), Artesio (Torino in Comune), Airaudo (SI): i CIE vanno chiusi, non ampliati
diritti, Idee, iniziative, Regione TAGS / bossi fini, Cie admin 9 gennaio 2017Il 18 gennaio il Ministro Minniti sarà in Parlamento per l’audizione programmatica sul piano di ampliamento dei CIE, che dovrebbe prevedere oltre 400 nuovi posti disponibili per raggiungere circa 1.500 posti a regime. A Torino, rispetto ai 90 attuali, l’ampliamento dei padiglioni recupererebbe altri 126 posti.
Il 19 gennaio il Ministro incontrerà le Regioni per illustrare il piano CIE e il piano Anci per la distribuzione dei migranti sul territorio.
Come noto, i CIE sono stati un fallimento fin dall’inizio, sia in termini di efficienza sia in termini di tutela dei diritti umani. Per quanto riguarda rimpatri se ne sono tratti pochissimi benefici, in compenso incendi, rivolte e suicidi sono stati all’ordine del giorno, a causa delle condizioni di detenzione disumane.
Per questo il Capogruppo di SEL in Regione Marco Grimaldi, la Capogruppo di Torino in Comune Eleonora Artesio e il Deputato di Sinistra Italiana Giorgio Airaudo hanno convocato oggi una conferenza stampa, con l’intenzione di invitare i parlamentari e le Regioni a rimandare al mittente il piano di ampliamento dei CIE e accogliere solo il piano Anci per l’accoglienza.
D’altra parte il 17 febbraio 2014 il Comune di Torino si era espresso in modo chiaro, approvando un atto in cui chiedeva ufficialmente al Governo e alle autorità competenti il superamento del CIE di corso Brunelleschi. Il 18 dicembre dello stesso anno, il Consiglio Regionale era andato anche oltre, votando la mozione n. 150, presentata da Grimaldi, per chiedere al Governo la chiusura immediata del centro.
“Chiediamo a Sergio Chiamparino e Chiara Appendino di essere conseguenti” – dichiara il Capogruppo di SEL Marco Grimaldi. – “Capiamo che vi sia una percezione di insicurezza in seguito ai fatti più recenti, ma ripercorrere una strada sbagliata non può essere la soluzione. Il caso Amri lo dimostra: in assenza di accordi con i Paesi di provenienza il rimpatrio è comunque difficile, d’altra parte non si vede perché persone che hanno scontato anni in carcere non possano essere identificate durante la detenzione, anziché proseguirla deliberatamente in un centro di identificazione ed espulsione. È questo l’unico modo per individuare gli eventuali terroristi, non certo condannare persone innocenti o che hanno già pareggiato i conti con la giustizia alla privazione della libertà in condizioni peraltro estreme”.
“Condivido le preoccupazioni del garante dei detenuti” – dichiara la Capogruppo di Torino in Comune Eleonora Artesio: – “la situazione del CIE di Torino è drammatica. Sono aperte due aree e mezzo su sei e in ogni caso le condizioni sono critiche. Come può essere questa la risposta?”
“Continuiamo a ribadire che la soluzione è una soltanto” – dichiara il Deputato di SI Giorgio Airaudo: – “aprire corridoi umanitari con i Paesi in cui la situazione è insostenibile, creare percorsi di inserimento legale e facilitare l’accesso al diritto d’asilo. La Commissione diritti umani del Senato ha appena documentato l’inefficienza dei CIE nei provvedimenti di espulsione e la loro disumanità. L’unico modello che ha funzionato è quello dell’accoglienza diffusa sul territorio e del coinvolgimento delle comunità”.