Si scrive EDISU e si legge Olimpia.

brevi TAGS / edisu admin 16 maggio 2016

7651252-k11E-U1080268179119QgH-1024x576@LaStampa.it (1)

L’articolo 34 della Costituzione Italiana stabilisce che “i capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più elevati degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie e altre provvidenze che devono essere attribuite per concorso”.

Olimpia Gambino, come hanno ricordato in tanti, ha presidiato questo dettato e le sue scale mobili per tutta la vita. Ma non è stato il tempo ad averla resa un’icona.

Lei quell’ascensore sociale l’ha fatto partire e ripartire più volte, facendo salire migliaia di persone a bordo, controllando che nessuno rimanesse fuori, per spingere con quelle grandi mani i pulsanti giusti per andare lì dove non esistono idonei non vincitori. Ma se fosse stato necessario, Olimpia avrebbe fatto anche il meccanico, si sarebbe calata nel fosso per chiudere un bullone e cambiare il cavo.

Sono stato eletto dagli studenti all’Ente al diritto allo studio nel 2001. Mi sono presentato nel primo consiglio d’amministrazione con il piercing al naso e i capelli scombinati. Qualcuno al tavolo lo fece notare ad alta voce, ma lei bofonchiando nel suo modo ironico zittì il brusio: “meglio così, a questo tavolo ci sono troppi uomini silenziosi, un po’ di discussione non ci farà poi male”.

E ne facemmo di discussioni, infinite. Mai finite.

Quando ricevetti la denuncia per disturbo delle quiete pubblica e interruzione di pubblico servizio per aver bloccato tutte le strade intorno a Palazzo Lascaris, mi disse solo: “ma almeno la seconda rata l’hai portata a casa?”

Olimpia era così: rude e ironica.

La “Gambino”, per tutti noi che abbiamo avuto la fortuna di conoscerla, è stata l’esempio della dedizione assoluta e della passione totalizzante per il proprio mestiere.

Una professoressa di chimica capace di far vibrare i vetri del Comune con una telefonata. Chi, come me, Simone, Alessandro, Matteo e Luca ha avuto l’onore di rappresentare gli studenti in quel decennio non può dimenticare le sue sfuriate al cellulare per avere un po’ più di illuminazione vicino a una mensa, l’acqua calda in un condominio o una fermata di pullman davanti alla residenza.

Olimpia era fatta così, dura e implacabile, di quelle leghe costruite con la strana materia di cui i fabbri parlano nei sogni.

Share on FacebookTweet about this on TwitterShare on Google+Email this to someone