Alluvione ’94: la memoria sia all’origine di precise scelte politiche.

Regione, solidarietà, sostenibilità admin 4 novembre 2014

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“le Regioni chiedano con forza al Governo i 40 miliardi di euro necessari per la messa in sicurezza del territorio; non vogliamo commemorare le vittime di altre alluvioni”
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Ricordiamo tutti l’alluvione del 1994 in Piemonte, commemorata questa mattina nell’Aula del Consiglio Regionale: nella sola Alessandria, colpita per due terzi, furono evacuati tre ospedali, allagato l’intero centro storico, una decina e più di istituti scolastici chiusero per settimane ma, soprattutto, quattordici persone persero la vita e migliaia si trovarono improvvisamente senza casa e senza attività.
Il fatto è che non servono le commemorazioni, se hanno un significato esclusivamente rituale e non sono accompagnate da una discussione seria sulla situazione del nostro territorio e del Paese.
L’alessandrino è stato recentemente colpito da una nuova alluvione, che ha provocato ancora una volta conseguenze gravi per la vita e il lavoro di coloro che abitano in quel territorio. A quanto pare, i danni superano i trecento milioni.
È giusto oggi ringraziare le forze che sono intervenute per arginare la situazione: la Protezione Civile, la Polizia Municipale, i Vigili del Fuoco, la Croce Rossa, le forze dell’ordine, i tanti Comuni e soprattutto tutti i volontari. Ma occorre anche chiedere con forza che le poche risorse di cui il Paese dispone siano utilizzate per riequilibrare il dissesto idrogeologico.

Noi pensiamo che ciò faccia parte di un cambio di paradigma. Lo chiamiamo “Green New Deal”, ma ciò che conta è la sostanza: un piano di sviluppo e investimenti che, in tempi di crisi, crei lavoro e al contempo serva a mettere in sicurezza il territorio e l’ambiente, per evitare di pagare di nuovo un prezzo in termine di vite umane e di devastazione ambientale.

Le Regioni hanno stimato un fabbisogno di 40 miliardi di euro per la messa in sicurezza del territorio, cui però il Governo, nell’ultima Legge di Stabilità, ha riservato appena 180 milioni per i prossimi tre anni.

Il decreto «Sblocca Ita­lia» non fa meglio sperare: all’articolo 7 stan­zia 110 milioni per la ridu­zione del rischio idro­geo­lo­gico in Ita­lia, mentre all’articolo 3 desti­na quat­tro miliardi di euro al sistema delle «Grandi opere». Una sproporzione che salta all’occhio. Per non parlare degli articoli dedicati alla semplificazione dell’accesso alle autorizzazioni su interventi di rilevanza paesaggistica e sull’edilizia, e a quelli che danno il via libera alle industrie di idrocarburi per raddoppiare le estrazioni. Una contraddizione palese fra le priorità dichiarate e quelle effettivamente ritenute tali, che ha indotto il Presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, a definire il decreto l’intervento legislativo “più organicamente antiambientale” cui si sia mai assistito.

Il Governo dovrebbe invece avere il corag­gio di creare e dotare di cospi­cui finan­zia­menti un nuovo “Mini­stero per la cura del ter­ri­to­rio”.

Ecco perché è urgente che la Giunta e il Consiglio Regionale assumano l’impegno di insistere su questo punto finché non tornerà al primo posto dell’agenda politica nazionale.

Allo stesso tempo tocca a noi invertire la tendenza delle passate legislature regionali, che negli ultimi 10 anni hanno progressivamente ridotto le risorse per la difesa del suolo, finanziare la rilocalizzazione degli immobili siti nelle aree a elevato rischio idrogeologico, che non vede stanziamenti dal 2011 e, infine, provvedere a un nuovo piano triennale di programmazione dei fondi statali in materia difesa del suolo, come non avviene dal 2002.

Marco Grimaldi – Capogruppo di SEL al Consiglio Regionale del Piemonte

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