Torino, Cannabis: “Coltiviamola noi a fini medici”.

diritti, Idee admin 7 febbraio 2014

“Facciamo diventare l’Istituto Bonafous un centro sperimentale per la coltivazione della canapa a scopo farmaceutico”.

Siamo ancora lontani da questa possibilità, abbiamo bisogno di una legge regionale, dell’interessamento dell’Asl e della disponibilità magari dell’Università degli Studi di Torino di avviare protocolli medici e scientifici per la produzione per finalità terapeutiche.
Dall’altra so che molti malati attendono da anni risposte. Non possono più attendere. Per questo continuerò a battermi perchè questo progetto continui a crescere. Da palazzo di città fino a Montecitorio. #Legalizzala #Piantala

Marco Grimaldi

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Tratto da LA REPUBBLICA, di Gabriele Guccione

Ce la coltiviamo da soli. Nei campi e nelle serre di proprietà della città. Di fronte a questa ultima proposta qualcuno potrebbe azzardare: “Questi di Palazzo Civico si sono montati la testa. Non basta aver chiesto al governo la liberalizzazione della cannabis per “scopo ricreativo”. Pure coltivarsela, vogliono”. Già. Non per piacer loro, beninteso, ma per “uso terapeutico”. Tutt’un altro fronte, insomma. Sul quale, l’hanno annunciato ieri mattina in Commissione ambiente i consiglieri Marco Grimaldi di Sel e Silvio Viale del Pd, chiedono un impegno in prima linea del Comune. “Facciamo diventare l’Istituto Bonafous un centro sperimentale per la coltivazione della canapa indiana a scopo farmaceutico” hanno proposto i due, che ne hanno già parlato con Assocanapa, l’associazione carmagnolese dei produttori di canapa.

Da dove gli è venuto in mente? Insieme alla controversa richiesta di liberalizzazione, la Sala Rossa aveva approvato il 14 gennaio un altro ordine del giorno, questo a larga maggioranza, sull’uso terapeutico dei cannabinoidi. C’è scritto nel documento: “Nonostante sia possibile la prescrizione di terapie dal 2006, in Italia non esistono farmaci a base di cannabinoidi e il loro approvvigionamento da parte dei pazienti è possibile solo attraverso l’importazione”. Veneto, Toscana, Liguria e ultima la Puglia stanno cercando strade alternative. L’obiettivo: arrivare a produrre in maniera controllata la cannabis per abbassare i costi dovuti all’importazione dei farmaci dall’Olanda. E per rendere la vita più facile ai malati oncologici e cronici che ne fanno uso. “Chiediamo al governo di autorizzare la produzione in Italia” hanno scritto nella mozione i consiglieri comunali. Ed è con questa idea, e con gli esempi delle altre regioni per la testa, che Grimaldi e Viale hanno fatto la loro proposta.

L’Istituto Bonafous è la “fattoria” di proprietà della città. Si trova in collina: ci sono le serre per coltivare le diecimila violette che vanno a decorare le aiuole, sempre meno usate perché mancano i soldi. Ma ci sono anche le vigne della cantina sperimentale gestita dalla Facoltà di Agraria, da cui nascono il cosiddetto “vino del sindaco” e i frutteti sperimentali. Un istituto di ricerca agricola pubblica che nelle intenzioni dei due proponenti sarebbe perfetto per candidarsi a diventare il primo centro piemontese per la cannabis a uso farmaceutico. “Potrebbe diventare il luogo  -  spiega Grimaldi  -  per una sperimentazione controllata in collaborazione
con il sistema sanitario e l’Università. Sarebbe una produzione limitatissima: a Torino ci sono almeno una trentina di malati a cui sono prescritti farmaci a base di cannabinoidi”. Certo, servirebbe prima il nulla osta della Regione e poi l’autorizzazione dello Stato. Ma c’è ottimismo, contando che in piazza Castello si spera che le cose cambino presto e che il fatto di essere sotto l’egida del Comune faciliterebbe l’ottenimento dell’autorizzazione statale alla coltivazione.

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