Cattivo gusto e fame di cultura.

Idee admin 15 luglio 2013

“Io difendo ogni investimento nella cultura che cresce nelle nostre strade. Ma la cena in bianco non è cultura. E’ intrattenimento e quello, a chi se lo può permettere, è giusto che la città non lo paghi. È una questione di opportunità e di sensibilità rispetto alla situazione sociale della Città.” Marco Grimaldi

Ecco l’intervento completo durante l’interpellanza generale su “Cena in bianco, conti in rosso, cultura al verde”:

Prima di tutto vorrei sgombrare il campo da alcune letture superficiali: non abbiamo scritto questa interpellanza per discutere della bontà dell’evento. Siam qui per discutere della bontà del contributo pubblico.

Vorremo spiegazioni sul finanziamento elargito a un “finto” flash-mob che non ne aveva bisogno, in quanto la programmazione culturale non era al centro dell’iniziativa.

Come sapete l’obiettivo dichiarato dagli organizzatori è offrire (attraverso una cena in bianco): “Un’occasione per far “vivere” lo spazio urbano all’insegna di Etica, Eleganza, Estetica, Educazione” o come piace ricordare all’assessore Braccialarghe una serata all’insegna del “buon gusto”.

Posto che per fortuna la cultura non finanzia cene collettive (neanche quelle a scopo sociale) e visto che le persone si portavano tutto da casa continuiamo a non capire il senso del sostegno economico.

C’è poco da ridere queste poche parole scritte nella deliberazione sono le uniche che giustificano il contributo: “La convivialità del cibo, intesa come occasione di incontro, è l’ingrediente principale dell’originale flash mob della Cena in bianco: i partecipanti scopriranno a sorpresa qualche ora prima dell’appuntamento il luogo in cui apparecchiare la loro tavola e condividere la loro cena in una affascinante scenografia.  Le Associazioni competenti hanno fatto pervenire i progetti corredati da preventivo di spesa, richiesta di contributo a parziale sostegno economico del programma culturale, dichiarazione relativa all’ottemperanza della Legge 122 del 30 luglio 2010 e dichiarazioni  relative alla ritenuta del 4% e all’IVA.”

Tutto questo rischia di diventare un vero affronto a tutte quelle organizzazioni culturali, associazioni, territori, circoscrizioni, case del quartiere, biblioteche che si sono viste negare o dimezzare i contributi.

Alcuni han detto che sarebbe bastato un euro simbolico di sostegno: “Probabilmente potevamo risparmiare anche quell’euro e limitarci a concedere il suolo pubblico, sempre che l’associazione l’abbia veramente mai chiesto (cosa che non risulta). A noi non risulta, come non risulta la richiesta di deroga al regolamento del verde previsto per la Tesoriera.

E sa perché? Perché è un flash mob, la cui organizzazione è data dall’insieme dei singoli che fanno tutto. Ed è questo che rende il contributo discutibile di per sé.

La cosa che mi rattrista di più e che un assessore che non dovrebbe far finta di essere il responsabile della comunicazione della città, per quello ne esiste già uno e ben pagato per quello, non si accorga dell’errore di fondo che è nascosto dietro questa brutta pagina.

Vorrei che discutessimo di cultura diffusa, del senso più profondo del suo sostegno e della sua diffusione. Di cos’erano le iniziative d’estate e i punti verdi e cosa sono diventati. Di quali realtà, festival, eventi, iniziative in questi anni hanno dovuto chiudere – o seriamente ridimensionarsi – perché la Città non ha più fondi per sostenerli. E per carità, sappiamo bene che se il budget è scarso occorre industriarsi, trovare modelli culturali più sostenibili, reperire risorse private, fare rete. Sappiamo tutto.

Ma a fronte della situazione che ho appena descritto, 10.000 € per un flash mob appaiono a molti come uno schiaffo in faccia alle tante associazioni che con quei soldi potrebbero fare attività per un anno (non è un caso che 10.000 € sia quanto la Città dà a ogni centro del protagonismo giovanile per le attività annuali). La città è affamata di cultura, ma forse il concetto è stato frainteso. E temo che questo sia tra l’altro un precedente pericoloso: ora saremo invasi da istanze di contributo per le grigliate di pasquetta.

Certo che poi anche il merito dell’evento va discusso, o meglio l’esistenza di un concreto interesse pubblico. Perché vede Assessore, a Torino vengono organizzati flash mob di continuo. la maggior parte hanno finalità “alte”: sensibilizzare sui diritti civili, sul diritto allo studio, su questioni di rilevanza culturale. Non chiedono finanziamenti, né oserebbero mai farlo, e noi spesso non sappiamo manco che esistano.

Poi arriva un flash mob privo di contenuti, a parte le “E” di estetica ed eleganza, e basta un’istanza di contributo e un doppio cognome per ottenere 10.000 €.

Mi sono arrivati molti messaggi in questi giorni. Molti operatori della città mi hanno ringraziato per aver chiesto maggiori spiegazioni.  Un noto artista torinese che difende la cultura e la sua capacità di trasformazione della crisi mi ha detto vedi: c’è gente che mangia in bianco per necessità e altra gente che mangia in bianco per eleganza. A occhio credo che quelli a cui servivano i 10.000 € fossero i primi”.

Io difendo qualsiasi investimento nella cultura che cresce nelle nostre strade. Ma la cena in bianco non è cultura. E’ intrattenimento e quello, a chi se lo può permettere, è giusto che la città non lo paghi. È una questione di opportunità e di sensibilità rispetto alla situazione sociale della Città.

Non so se abbia ragione chi ritiene che sia grave che si consideri la cultura “tempo libero”. Come se le cose serie fossero produrre e consumare. Di sicuro la cultura non può essere vista come un orpello del marketing territoriale e della comunicazione.

Lei ci dice “per 10.000 € abbiamo dato grande visibilità alla città”. Mi auguro non sia così, visto che nella Delibera si afferma che viene rispettata la Legge 122 del 2010 (articolo 6, commi 8 e 9), ovvero che “il sostegno economico alle iniziative descritte non si configura come una mera spesa di relazioni pubbliche, di pubblicità o di rappresentanza, né ha come obiettivo un ritorno di immagine per l’Amministrazione”.

Credo che il principio di legalità debba essere una guida formale e sostanziale per l’operato del Comune, e mi auguro quindi che ogni riferimento alla visibilità ottenuta con questo contributo sia puntualmente smentito, altrimenti ci troveremmo in presenza di una palese violazione di legge. E lei caro assessore ne dovrebbe trarre le dovute considerazioni.

Ma se anche volessimo passare sopra (cosa che per fortuna non è dato fare) a questo aspetto, questa spesa di 10.000 € per “visibilità internazionale” è discutibile anche nel merito dal momento che si sarebbe ottenuto lo stesso risultato con un semplice patrocinio gratuito, ogni euro speso è un euro sprecato.

Ma tornando alle norme di legge, la stessa Delibera afferma anche che “il sostegno economico alle proposte rientra invece a pieno titolo tra le azioni che, anche alla luce del principio di sussidiarietà ai sensi dell’art. 118 comma 4 della Costituzione, l’Amministrazione mette in atto per diffondere la cultura sul territorio e offrire momenti di spettacolo e occasioni di aggregazione di qualità per i cittadini che rimangono in città d’estate”.

Ora immagino che la cena in bianco verrà collocata tra le “occasioni di aggregazione di qualità”.

E ci viene detto infatti che il contributo è giustificato dal numero di partecipanti: solo 10.000 € per 7.000 partecipanti. Però se il tema fosse il rapporto tra soldi spesi e pubblico allora avrebbe ragione chi vuole chiudere il Regio o il Castello di Rivoli. Ma è forse quello il metro da usare per fare politiche culturali? No perché allora dovremmo investire tutto il budget per ospitare alla Tesoriera il prossimo programma di Maria De Filippi o (visto che è un dipendente Rai) di Milly Carlucci.

Sto scherzando ovviamente!!! Non si azzardi a chiamarle in diretta.

Forse però il pubblico non è sufficiente, il tema è cosa la Città vuole offrire al pubblico, quali occasioni di innalzamento del livello culturale, quali opportunità di “uso intelligente del tempo libero”, quali contenuti vuole veicolare, come vuole inserire le proprie politiche culturali – sempre che ve ne siano sotto la scorza del marketing territoriale – all’interno della costruzione della società della conoscenza. Ho dei sinceri dubbi che tagliare ogni anno i fondi ai festival di musica emergente o di cultura e musica elettronica sia una scelta giustificabile quando si contribuisce con 10.000 € dall’utilità misteriosa a un pic nic elegante auto-organizzato.

A volte ho l’impressione che i poteri della giunta post riforma Bassanini e l’istituto del contributo portino a gestire i fondi pubblici come fossero fondi propri. Ma, ci tengo a sottolinearlo, non è questo il caso: nessuno pagherebbe 10.000 € propri per poter andare a un pic nic dovendosi portare pure dietro la tovaglia buona.

Ma non vorrei nemmeno pensare che la visibilità, la vendibilità e la telegenicità siano i criteri che guidano le politiche culturali, perché allora noi Consiglieri saremmo chiamati a fare autocritica per non aver prodotto delle linee guida puntuali e stringenti che indirizzassero l’operato della Giunta verso obiettivi condivisi. Di certo è un impegno che credo dovremmo prenderci per evitare altri spiacevoli episodi come questo.

Assessore, mi permetta in conclusione una domanda per verificare se ho capito bene: l’hanno invitata a cena, ha dovuto portarsi tavolo, stoviglie e cibo da casa e ha pagato 10.000 €? la prossima volta ci chiami, le consiglio qualche piola a buon mercato e risparmia alla città questo tipo di polemiche.

Credo sia ancora possibile evitare che questo contributo venga effettivamente erogato, se non fosse così con il nostro totale disaccordo e stupore, che qui ribadisco, ci adopereremo perché questo non succeda mai più.

Marco Grimaldi

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Ecco il resoconto dell’intervento di Braccialarghe, in risposta all’interpellanza:

L’assessore alla Cultura Maurizio Braccialarghe si è detto: “Soddisfatto che attraverso l’interpellanza si sia chiesta la documentazione di tutti i contributi assegnati nel 2013 dall’assessorato. Un modo per avere uno sguardo d’insieme delle strategie fin qui attuate.
“L’elemento valutativo da cui partiamo è l’utilità per la Città e per i suoi cittadini. I principali criteri da noi usati sono stati: la qualità e il livello di innovatività del progetto; la sostenibilità del progetto; la sua capacità aggregativa per i cittadini; la non preponderanza commerciale dell’iniziativa; l’utilità per la rigenerazione di un quartiere; la forza comunicativa del progetto per potenziare l’immagine della città in chiave turistica.

“Il promotore della cena in bianco ha prodotto una strategia di web marketing molto efficace: ottomila partecipanti alla cena, la pubblicazione di 120 articoli su stampa e web, otto Tg nazionali e internazionali che hanno redatto un servizio sull’iniziativa.
“Il fatto che si tratti di un iniziativa prettamente turistica è comprovata dal fatto che dei diecimila euro assegnati dall’assessorato, 6.500 provengono da un capitolo di Bilancio del Turismo”.
“In ogni caso l’erogazione di ogni importo dovrà essere assunto sulla base di una puntuale documentazione fornita dagli organizzatori, così come accade per tutti gli eventi che beneficiano di contributi. Sarà mia cura successivamente verificare e dare opportuna e puntuale divulgazione”.

Qui sotto una sintesi dell’intera discussione:

http://www.comune.torino.it/ucstampa/comunicati/article_544.shtml

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