La cultura della notte salverà i Murazzi.

Idee admin 2 marzo 2013

Save Murazzi.

I “Muri” non sono solo gli argini per preservare il centro città dalle piene, sono il passato, il presente e il futuro della creatività che nasce, cresce o arriva a Torino. La cultura della notte salverà i Murazzi, per questo non ci immaginiamo una fila di benzinai dell’alcool e nemmeno ristorantini e gelaterie come vorrebbero i gruppi che si oppongono al nuovo piano d’ambito. Che non si possano più mettere permanentemente le casse musicali all’esterno è una non notizia poiché è la regola che vige ovunque nei dehors, a meno che non si chieda un’autorizzazione per un singolo evento. Vero è che puntiamo sull’insonorizzazione e la fonoassorbenza, solo così potremo assicurare che i Murazzi non perdano la loro vocazione di vita notturna, ma piuttosto ne acquisiscano altre…”Marco Grimaldi

Ecco l’articolo intero su Repubblica:

L’appello di Subsonica & Linea 77
“I Murazzi si salvano con la cultura”

Ora che è stata (quasi) ufficializzata la forma dei futuri Murazzi, è il momento di pensare ai contenuti: a chi assegnare le arcate, iniziative diurne oltre che notturne, attività culturali. Così, alla vigilia della discussione del Piano d’ambito in Sala rossa e prima che sia scritto il bando per assegnare la gestione dei locali, un gruppo di persone  -  artisti e non  -  si sta battendo perché non sia solo l’offerta economica a guidare la scelta, ma prevalga l’attenzione per le proposte culturali che porteranno. È questo l’appello di Max Casacci dei Subsonica, del jazzista Ivan Bert, di Paolo Pavanello dei Linea 77, del direttore artistico di Club to club Sergio Ricciardone. Personalità che conoscono bene passato e presente delle arcate sul Po e per il futuro chiedono che non si perda di vista la peculiarità di questa zona. Da giorni ne stanno discutendo con Francesco Astore, che è stato una delle anime dell’associazione Sviluppo Murazzi, e con i giovani di “Salviamo i Murazzi”, che sulla pagina Facebook hanno raccolto 13 mila adesioni. “Vogliamo che a vincere il bando  -  spiega Astore  -  siano enti che abbiano alle loro spalle una tradizione culturale, possano dimostrare di aver fatto attività che hanno arricchito la città, una sorta di curriculum. Non vogliamo invece che i Murazzi finiscano nelle mani di ha una forte disponibilità economica ma non è niente di più che un “benzinaio” dell’alcol”. Una posizione condivisa da tutti: “Se i Murazzi hanno fatto parlare di sé in tutta Europa è perché negli anni Novanta sono stati un incubatore culturale. Bisogna riproporre quel modello, stando attenti alla vocazione contemporanea di Torino”, affermano.

Non una fila di “chupiterie” in cui ubriacarsi a poco prezzo, dunque, ma nemmeno ristorantini e gelaterie che tradirebbero l’identità dell’area. “Raccoglieremo idee da tutti i nostri sostenitori  -  dicono i ragazzi di “Salviamo i Murazzi”  -  e le porteremo in Comune”. Alcune proposte sono già sul piatto: panchine e wifi gratuito per trasformare il lungofiume in una sala studio a cielo aperto, la creazione nei locali di sale prove durante il giorno per musicisti e attori, l’ospitalità di giovani creativi o artigiani (magari riparatori di bici) che non potrebbero permettersi una bottega tutta loro. Ma anche spazio a educatori perché vengano incontro ai ragazzi che una sera esagerano con droghe o alcool, li accolgano in una sala relax con succhi di frutta, diano loro informazioni sulle sostanze e magari li riaccompagnino a casa. “Questi Murazzi piaceranno anche ai comitati dei residenti”, dicono. A partire dall’abbattimento del rumore: “Che non si possano più mettere permanentemente le casse musicali all’esterno è una nonnotizia  -  spiega Marco Grimaldi (Sel), presidente della Commissione ambiente  -  poiché è la regola che vige ovunque nei dehors, a meno che non si chieda un’autorizzazione per un singolo evento. Vero è che puntiamo sull’insonorizzazione e la fonoassorbenza, solo così potremo assicurare che i Murazzi non perdano la loro vocazione di vita notturna, ma piuttosto ne acquisiscano altre. Anche noi siamo consapevoli dell’importanza di iniziative culturali, per questo nel bando dovremo lasciare l’offerta economica sotto al 50 per cento della valutazione e naturalmente ci sarà la prelazione per chi c’è già ed è in regola con i pagamenti”.

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