Torino: una moratoria contro l’emergenza sfratti.

Idee admin 18 luglio 2012
Il Comune e la questura intervengono per tamponare il vertiginoso aumento delle procedure negli ultimi mesi Si cercherà di ritardare le esecuzioni o di trovare soluzioni alternative prima di fare irruzione nelle abitazioni
Cinque solo ieri mattina. Quattordici nell’ultima settimana. Spesso avvengono in silenzio senza clamore. Quasi nell’indifferenza generale: le famiglie abbandonano casa, portano via le loro cose, se ne vanno nella desolazione. Altre volte no: c’è chi di fronte a uno sfratto non regge alla pressione, o alla disperazione. C’è chi ha perso tutto, o non ha più niente da perdere, e allora tenta un gesto disperato per difendere l’unico brandello di vita rimasto. Ieri mattina è successo in via Mercadante. Un uomo, padre di tre figli, con la moglie incinta di cinque mesi, si è arrampicato sul cornicione del condominio minacciando di buttarsi giù, mentre le forze dell’ordine sfondavano la porta di casa. Solo l’arrivo del consigliere comunale Marco Grimaldi, membro della commissione emergenza abitativa, e di un funzionario del Comune, con la promessa di un posto per tre mesi nell’albergo sociale di via Ivrea, l’ha convinto a rientrare in casa.

Quindici a settimana

Il clima è pesante. Gli sfratti eseguiti hanno assunto una dimensione – e una frequenza – preoccupante. Si viaggia al ritmo di una quindicina a settimana, al punto che il Comune e le forze dell’ordine hanno deciso di intervenire per tamponare una situazione che rischia di sfuggire dal controllo. E hanno deciso una sorta di moratoria. Non si tratta di interrompere le procedure di sfratto, semmai di prevenire le situazioni più delicate, cercare una soluzione alternativa prima di arrivare allo sgombero forzato, magari ritardare e dilazionare nel tempo gli interventi per consentire di risolvere il problema. «Insieme con la questura stiamo monitorando tutti i casi più delicati, soprattutto se si tratta di famiglie, magari con bambini piccoli», spiega l’assessore alla Casa e al Welfare Elide Tisi. «Proviamo a trovare in anticipo soluzioni a breve termine così da evitare l’esecuzione dello sfratto per chi non ha ancora un’alternativa».

I tentativi

Si cerca di guadagnare tempo e arginare l’ondata che si sta abbattendo su Torino, mettendo in difficoltà centinaia di famiglie. E, mentre si prende tempo, si lavora in sinergia: enti pubblici, privato sociale, libero mercato. Il ventaglio di possibilità – ora che tutti i soggetti, pubblici e non, sono con l’acqua alla gola – va allargato il più possibile. «Certo, non sempre ritardare l’esecuzione dello sfratto risolve il problema», ragiona Tisi. «Però fin dove è possibile ci stiamo impegnando per trovare soluzioni prima che si arrivi all’irruzione delle forze dell’ordine».

Primi in Italia

Allentare la morsa degli sfratti, ritardarli là dove possibile e utile, seguire i casi più a rischio prima che degenerino. La moratoria è stata decisa qualche giorno fa e dà il senso dell’emergenza. Nel 2011 Torino è stata la città con più sfratti per morosità in rapporto al numero di residenti: uno ogni 360. Quasi il doppio di Roma e Napoli, metropoli alle prese con un fortissimo disagio sociale. Addirittura il quadruplo di Milano, dove il rapporto è uno sfratto ogni 1.200 residenti. In numeri assoluti Torino è seconda solo a Roma, ma precede -e non di poco – Milano e Napoli, nonostante abbia molti meno abitanti.

Il quadro è fosco, si percepisce anche dai dettagli. La commissione emergenza abitativa, di norma, si riunisce una volta a settimana. Da qualche tempo due.

Trend in aumento

Nei primi cinque mesi dell’anno ha affrontato 274 casi, circa il 10 per cento in più del 2011. «Sempre più spesso sono famiglie con bambini, che devono essere gestite trovando soluzioni alternative ai dormitori», spiega Grimaldi. Non è facile. mancano i soldi: da qualche giorno sono finite pure le risorse per sistemare in albergo le persone sfrattate in attesa di una casa popolare.

http://www2.lastampa.it/2012/07/18/cronaca/emergenza-sfratti-arriva-la-moratoria-eiM07A8vlICOsYYjnckPyN/index.html

di Andrea Rossi

Si barrica in casa, poi minaccia di buttarsi dal balcone

http://www2.lastampa.it/2012/07/18/cronaca/si-barrica-in-casa-poi-minaccia-di-buttarsi-dal-balcone-0Lr4tAWGHaEzCqLPMtKGRJ/index.html di Elisabetta Graziani

Vacanze forzate in residence, quest’estate, per la famiglia Rizzitiello. Due camere e cucina – 44 metri quadri in tutto – in via Ribordone 12, nell’ostello convenzionato col Comune per l’housing sociale. La sveglia per Antonio ed Emanuela Rizzitiello e i loro 3 figli era scattata alle 6,30 quando cinque camionette della polizia si sono fermate sotto casa, in via Mercadante 102, per sgomberare l’alloggio. Fuori, il presidio di Prendocasa, lo sportello dell’Askatasuna che ha seguito la famiglia in questi mesi.

Due rinvii

Era la terza volta che i coniugi si trovavano a tu per tu con l’ufficiale giudiziario. Ma lo sfratto, già rinviato, ieri mattina è diventato esecutivo. Il loro è uno dei tanti casi di espulsione per morosità.

A nulla è valso il certificato medico che attesta la gravidanza a rischio della ragazza: 22 anni, incinta al quinto mese. Poco dopo le 8 la porta di casa è stata sfondata a colpi di accetta. A fare resistenza dietro all’uscio chiuso a doppia mandata, c’era una barricata costruita col comò e qualche mobile della stanza dei bambini.

La disperazione

Non appena poliziotti e vigili del fuoco hanno fatto irruzione, Antonio si è lanciato sul balcone e si è appeso alla balaustra, minacciando di buttarsi se non fosse intervenuto qualcuno del Comune. «Se avessi seguito tranquillo gli agenti non avrebbero trovato nessuna soluzione per noi», spiegherà ore dopo e a mente fredda.

Il consigliere di Sel, Marco Grimaldi, insieme allo staff dell’assessore Tisi, ha convinto Rizzitiello a seguirlo nell’hotel di via Ribordone, dove potrà restare assieme alla famiglia per tre mesi.

Le bambine

«Le mie figlie, Rebecca e Giorgia, di tre e due anni, sono venute via con me – racconta Antonio – mentre mia moglie è rimasta a preparare le valigie e poi è andata in ospedale perché non stava bene. Gabriele, il più grande, è dai nonni». Un dramma consumato nell’arco di una mattinata. «Abbiamo chiesto un atteggiamento più soft alla questura, per evitare gesti così eclatanti – dichiara Grimaldi -. C’erano di mezzo tre bambini, più una donna con una gravidanza a rischio e lui che ha tentato il suicidio… Ci vuole cautela».

La famiglia Rizzitiello era in via Mercadante da due anni. Da dodici mesi il proprietario dell’appartamento non percepiva più l’affitto: i Rizzitiello vivono in cinque con un salario da magazziniere. Ora, con lo stipendio ridotto di un quinto, Antonio dovrà pagare i 400 euro mensili d’affitto, spese incluse, per stare in via Ribordone.

Il paradosso

Senza il lavoro, avrebbe avuto diritto alla casa. Invece, la sua realtà non rientra neppure nella casistica gesuitica dell’Emergenza abitativa. «Ricevo solo il bonus per i 3 figli, che userò per il trasloco – spiega -. Per il resto mi aiutano le associazioni caritative private, anche loro in difficoltà».

Poche cose nelle borse: qualche vestito, pasta e sugo per la giornata. Il resto, nel trasloco, tra venerdì e sabato.

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