Il ritorno dell’agricoltura in città

Idee admin 2 marzo 2012

Tratto da Città Agorà di Marcello Longhin

La commissione consiliare Ambiente, riunita in seduta congiunta con le commissioni Urbanistica e Lavoro, ha liberato per l’esame in Sala Rossa la delibera riguardante il “Progetto TOCC – Torino città da coltivare. Definizione delle linee guida”. Con questo provvedimento, proposto dall’assessore alle Politiche per l’ambiente Enzo Lavolta, la Città si propone di sviluppare un percorso per introdurre forme di agricoltura urbana sul territorio. Nel testo della delibera si prevede che l’attuazione del progetto avvenga tramite l’utilizzo di aree urbane a fini agricoli da parte di privati attraverso forme di partenariato e collaborazione con agricoltori già proprietari di un’azienda o attraverso concessione di aree ed edifici comunali.
A Torino il verde dedicato all’agricoltura copre, complessivamente, un’area di circa 2 milioni di metri quadrati, disposti lungo l’asse dei fiumi Dora, Sangone e Stura (rispettivamente a nord, ovest e sud della città).
“Questa delibera – ha dichiarato il presidente della commissione Ambiente Marco Grimaldi – è un primo passo verso la revisione della destinazione d’uso delle aree verdi cittadine all’interno del Piano Regolatore”.
Per l’assessore Lavolta la delibera è solo l’inizio del percorso di un progetto che dovrà essere la cornice di riferimento di itinerari partecipativi per favorire processi di coinvolgimento. “L’agricoltura urbana sta vivendo un forte momento di espansione – ha sottolineato Lavolta – e viene praticata da 800 milioni di persone in tutto il mondo”.
La commissione Ambiente e la commissione Urbanistica, nei mesi scorsi avevano incontrato le associazioni e le cooperative affidatarie degli orti urbani esistenti in città, con l’intento di iniziare una discussione volta a modificare la destinazione d’uso di quegli spazi e delle aree parco con finalità agricole della città. Nelle prossime settimane la commissione Ambiente effettuerà una serie di sopralluoghi per valutare eventuali modifiche da apportare al regolamento orti urbani e la possibilità di mettere a bando le cascine presenti nelle aree parco.

Tratto da LA STAMPA

Dopo la «corona delle delizie» delle regge sabaude, tocca ora alla «corona verde» delle vecchie cascine torinesi. Di più basso lignaggio rispetto alle meraviglie architettoniche regali ma altrettanto interessanti, i cascinali torneranno a vivere per diventare
autentiche «finestre» sui parchi della città.

I casolari della Torino di un tempo torneranno a riempirsi di voci: non quelle dei contadini di una volta, ma delle scolaresche venute a riscoprire i ritmi della natura. Quegli edifici malandati e, in molti casi, abbandonati diventeranno presidi dei vicini parchi e delle aree rurali intorno. Come, se nel bilancio comunale è profondo rosso? La Città ha deciso di mettere a bando la gestione di alcuni casali per affidarli a comitati, cooperative o associazioni senza scopo di lucro. In cambio di affitti calmierati, i gestori ristruttureranno questi drappelli del passato riportandoli a nuova vita. Le convenzioni potranno essere in alcuni casi più che ventennali, per garantire a chi investe nel restauro di recuperare le spese.

Quattro le cascine più papabili fra í sedici edifici rurali presenti in città. Tra queste compare la storica Airale nel parco della Colletta, costruita nel `500 e sopravvissuta all`assedio francese del 1706. Questo baluardo di storia perde letteralmente i pezzi: i mattoni cadono e di notte è stata più volte luogo di appuntamenti a luci rosse.

 
Soltanto un intervento immediato può salvarla dal degrado. Entro l`anno, poi, è probabile siano messi a bando anche la casa
del custode dell’antica villa San Severino nel parco Leopardi, la cascina Sangone dietro la chiesa di San Barnaba in strada
Castello di Mirafiori e un terzo della cascina Bellacomba al Villaretto. Al prossimo giro potrebbe toccare al vecchio asilo della borgata Villaretto e alle stazioni di partenza e di arrivo della seggiovia che portava a Cavoretto: due fabbricati in cemento, il primo nel parco Millefonti, diversi dalla tradizionale cascina, ma situati in punti strategici.

Al loro interno si svolgeranno attività con le scuole o rivolte alla collettività. L`obiettivo è costruire «torri di vedetta» sui
parchi cittadini, creando una sorta di corridoio verde dalla collina ai corsi fluviali. L`iniziativa rientra nel progetto «Torino
città da coltivare», proposto dall`assessore alle Politiche per l`ambiente Enzo Lavolta.

Ieri le commissioni Ambiente, Urbanistica e Lavoro hanno dato il via alla delibera che approderà
in Sala Rossa per l`esame. 

«È un primo passo verso la revisione delle destinazioni d`uso delle aree verdi cittadine all`interno del Piano Regolatore», ha commentato Marco Grimaldi.
Per l`assessore Lavolta è l`inizio di un percorso condiviso con associazioni e territorio.

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