Marchionne venga qualche ora in Consiglio Comunale. Spiegare alla città i piani della Fiat non è una perdita di tempo.

Idee admin 3 ottobre 2011

Quante chiacchiere inutili. Quante promesse mancate.

Nel comunicato stampa di questa mattina Sergio Marchionne,  CEO di Fiat e Chrysler dichiara: “non possiamo operare in Italia in un quadro di incertezze che ci allontanano dalle condizioni esistenti in tutto il mondo industrializzato”. 

L’ennesimo schiaffo di un manager irrispettoso e insofferente verso il proprio Paese colpisce in modo particolare coloro che continuano supinamente a riverirlo e ad inseguirlo nelle sue offensive culturali.

Anche noi mal sopportiamo gli arroganti, gli evasori fiscali, chi non rispetta le regole, i conniventi con le organizzazioni criminali e le mafie. Ma non per questo minacciamo di andarcene o invitiamo i nostri giovani ad espatriare.

Rimaniamo qui ogni giorno cercando di lavorare per cambiare in meglio l’Italia.

Invece gli attori principali di questo sistema malato e in crisi, grandi manager, ministri o dirigenti, fanno a gara nello sparare al cuore del Paese. Scaricando, sempre, la responsabilità  dei loro fallimenti sugli altri: i comunisti, i sindacati o i lavoratori fannulloni.

Oggi Marchionne nel suo solito sfogo irresponsabile, che affonda il titolo Fiat, conferma l’uscita da Confindustria, colpevole di aver riaperto un dialogo con le parti sociali, e cambia di nuovo idea a proposito dell’impegno di Fiat a produrre un SUV a marchio Jeep previsto per la seconda metà del 2013, e il restyling della Mito. Aggiungendo fumosamente che “Fiat conferma l’intenzione di installare nello stabilimento di Mirafiori la versione più aggiornata di una delle tre principali architetture sulla quale saranno prodotti diversi modelli dei vari marchi”.

Immaginiamo che la strategia dello sfogo serva a prendere tempo e rinviare gli impegni presi, ma l’Italia e questa città hanno bisogno di certezze e da quello che si evince di definitivo e perentorio da queste dichiarazioni emergono altri venti mesi di cassa integrazione.

Nessun cenno al ricorso al Tar di Fiat sulla variante TNE, nessun chiarimento sugli investimenti in ricerca e innovazione su quell’area. Oggi Marchionne, dopo aver disertato il cda di TNE e aver avvallato un ricorso contro la città, passeggia per il nuovo insediamento del Politecnico dimenticandosi gli impegni presi 5 anni fa.

Ci sembra il giorno migliore per ribadire, insieme alle altre forze del centrosinistra cittadino, l’urgenza di una discussione in Consiglio Comunale sul piano industriale, sulle ricadute produttive sull’indotto dell’automitive e sugli investimenti sulle aree di Mirafiori, Tne compresa.

MARCO GRIMALDI                                                                                      MICHELE CURTO

Torino, 3 ottobre 2011

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