Il 25 aprile (e il 1° maggio) non si compra.

Idee admin 25 aprile 2011

Oggi è il 25 aprile.
Bastano poche parole per onorare e ricordare chi si è battuto per liberare l’Italia dal nazifascismo. Anzi, ne basta una: grazie.

Serve qualche parola in più, invece, per parlare di cos’è il 25 aprile oggi.
La festa della Liberazione non può essere un banale giorno di festa, così come non può esserlo il 1° maggio, la festa dei lavoratori.
Ci sono date in cui il riposo, il fermarsi, il non lavorare hanno un significato particolare e servono a riflettere, in primo luogo sulla nostra Costituzione, figlia della Resistenza e fondata sul lavoro.
Il 25 aprile e il 1° maggio sono le due giornate che dicono cos’è l’Italia, o perlomeno cosa dovrebbe essere.
Per questo concedere a Torino la possibilità di tenere aperti i negozi è un grave errore: svalutare le feste nazionali in nome del consumismo-sempre-e-comunque è un modo di banalizzarle e svuotarle di significato.

Non sto parlando di luoghi di aggregazione e socialità come i ristoranti e i bar per i turisti o le bocciofile aperte per chi vuole festeggiare insieme questi anniversari.
Sto parlando dei supermercati, dei negozi di calze o di abbigliamento da uomo.
Si sopravvive anche senza fare shopping.
In compenso i lavoratori del commercio hanno diritto a celebrare con i loro concittadini la vittoria della Resistenza e la festa dei lavoratori.

Spero che il 25 aprile e il 1° maggio le serrande siano abbassate e le piazze siano piene: questo è il segnale che Torino deve dare all’Italia.

Buona festa della Liberazione a tutti.

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