Lettere di Natale

diritti, lavoro, solidarietà admin 14 dicembre 2017

ryan

Ogni tanto, quando googliamo in cerca dei nostri siti preferiti (Amazon, Ebay, Zalando, Ryanair, Easyjet), è istruttivo fare un piccolo errore: selezionare il motore di ricerca “notizie”. Ed ecco che un luminoso mondo di meraviglie e desideri che si possono realizzare in un attimo diventa qualcosa di più concreto, dove possiamo leggere una storia, e guardare dietro le piattaforme che ci consentono di fare cose che prima credevamo impossibili.

Oggi, invece di cercare il vostro volo low cost su Ryanair, cercate Ryanair nella sezione “notizie” e scoprire alcune cose interessanti: il patron della multinazionale si chiama Michael O’Leary ed è un signore che sostiene (parole sue) che «prima che Ryanair venga sindacalizzata, si ghiaccerà l’inferno». Coerentemente con queste parole, ha recapitato ai suoi piloti e assistenti di volo italiani una bella letterina di Natale. Dice che se il 15 dicembre sciopereranno, come hanno deciso, avranno turni più duri e perderanno aumenti di stipendio, trasferimenti richiesti e promozioni.

Ma che cosa avranno mai da scioperare costoro? Per i dipendenti italiani di Ryanair non si applica il contratto nazionale (i pagamenti avvengono perlopiù attraverso una partita Iva irlandese), quindi non ci sono pieni contributi e il sindacato non può contrattare con la multinazionale.

Sarà una storia tutta italiana? Chiaramente no, perché questa è l’attitudine del signor O’Leary, come abbiamo visto. E infatti lo sciopero si estende, in Irlanda, Germania, Spagna, Portogallo.I piloti chiedono che le trattative sui loro contratti di lavoro vengano gestite dai grandi sindacati, l’italiano ANPAC, l’irlandese IALPA, il tedesco VC. Ryanair non riconosce nessuna di queste organizzazioni sindacali e preferisce trattare direttamente con i lavoratori.

Gli irlandesi incroceranno le braccia il 20 dicembre, e anche qui il management di Ryanair ha reagito in maniera molto natalizia, minacciando la perdita dei turni da 5 giorni di lavoro e 3 di riposo e la riduzione dei benefit.

Non si parla solo di piloti, ma anche di steward e hostess per i quali scioperare è ancora più rischioso, perché ricollocarsi sul mercato senza tutele è più difficile.

Perché vi racconto ciò? Vorrei che ci ricordassimo un fatto: le compagnie low cost fanno di questa loro qualità la maschera e lo scudo per ogni comportamento. Sostengono che tutto questo sia necessario proprio per mantenere i prezzi bassi e consentire a noi tutti di raggiungere le mete dei nostri sogni. Così non riusciamo a sentirci solidali con le persone che fermano il servizio, perché noi abbiamo bisogno di quella piattaforma.

Ma non è così, perché il low cost si mantiene grazie a tante altre forme di risparmio: grazie a flotte molto più giovani e omogenee rispetto alle aziende concorrenti; grazie a sconti e agevolazioni da parte dei produttori di aerei presso cui le compagnie si fidelizzano. Più i modelli sono recenti, più si riducono i costi per mantenerli e aumenta il risparmio di carburante, più sono omogenei meno costa la formazione del personale. Tutti gli extra e i comfort, come ben sappiamo, sono eliminati o a carico del passeggero; pochi bagagli in stiva significano tempi ridotti a terra e più voli. Soprattutto, gli aeroporti più periferici e meno utilizzati costano meno in termini di affitto, ancora meno in orario notturno.

E infatti le compagnie low cost fanno profitti, ne fanno più delle grandi compagnie, come ben sappiamo.

È davvero necessario minacciare e sfruttare i lavoratori per mantenere i prezzi bassi?

No. Se a Natale siamo tutti più buoni (tranne qualcuno), per l’anno nuovo mi piacerebbe che ci dessimo questo proposito: non girarci dall’altra parte, non credere che il sacrificio degli uni sia necessario per il beneficio nostro. Non è quasi mai vero se lo dice qualcuno che sta meglio di tutti gli altri messi assieme.

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