Nucleare: Scandali, ritardi e assenza del governo sono tossici per le finanze italiane e per il territorio piemontese

Idee admin 9 novembre 2017

nuc

13 ottobre 2017

Si è svolto oggi il sopralluogo della Commissione Ambiente del Consiglio Regionale, presieduta da Silvana Accossato, a Saluggia e Bosco Marengo presso gli stabilimenti della Sogin, recentemente portata in tribunale da Saipem, la società internazionale di servizi per l’industria petrolifera, che chiede quasi settanta milioni di euro di risarcimento per la rescissione, da parte di Sogin, del contratto di appalto per il Cemex, destinato alla «solidificazione» dei rifiuti radioattivi. Il contratto era stato rescisso per inadempimenti, ritardi e, a detta di Sogin, “manifesta incapacità” dell’azienda capofila nello svolgere in prima persona i lavori.

Questa vicenda è solo un tassello dell’intricata storia della denuclearizzazione in Italia. Nel 2008 Sogin presentò un piano per cui il decommissioning si sarebbe dovuto concludere nel 2019 con una spesa complessiva di 4,5 miliardi di euro. Due anni dopo spostò la previsione di conclusione dei lavori al 2024, con una spesa aumentata a 5,7 miliardi. Nel 2013 il termine slittò al 2025, portando la spesa prevista a 6,32 miliardi di euro.

Nel frattempo, dal 2001 al 2019 Sogin costerà agli italiani 4,3 miliardi di euro, benché sia giunta solo a un quarto del piano.

A settembre l’AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica), durante la sua 61esima Conferenza Generale a Vienna presso le Nazioni Unite, ha riconosciuto l’Italia come un’eccellenza nel campo del decommissioning nucleare e il progetto Sogin di alto livello in termini di sicurezza e gestione.

Eppure il mese scorso l’Ad di Sogin ha dichiarato che la spesa totale prevista per il decommissioning è ora arrivata a 7,2 miliardi, a fronte del completamento del 26% del piano.
E per la conclusione complessiva dei lavori adesso si parla del 2035.

In questo quadro si inserisce la vicenda della (mancata) localizzazione del deposito nucleare. Conclusa nel 2015 da Sogin e Ispra l’elaborazione della CNAPI, la carta del Paese dove indicare i possibili siti idonei, i Ministeri competenti (Sviluppo economico e Ambiente) ne hanno rinviato la pubblicazione, per i ritardi dovuti alle procedure di VAS sul Piano nazionale dei rifiuti radioattivi.

“Oggi abbiamo appreso che, qualora il Governo non pubblicasse la mappa dei siti entro l’inizio dell’anno prossimo, sarebbe quasi certo il raddoppio delle campate del deposito di Saluggia (D2 campate 1 e 4, mentre la 2 e la 3 sono già finite e pronte per stoccare i primi materiali radioattivi)” – dichiara il Capogruppo di SEL e Segretario regionale di Sinistra Italiano Marco Grimaldi. – “Inoltre ci hanno informato che, se il deposito nazionale non sarà pronto entro il 2025 (ipotesi purtroppo probabile), benché sia da escludersi per inidoneità del sito di Saluggia l’accoglimento nel deposito temporaneo dei combustibili e dei materiali ritrattati in Francia e Inghilterra, sono quasi certe delle penali salate per lo Stato italiano. Insomma, gli scandali giudiziari e i ritardi dei Governi Renzi e Gentiloni rischiano di essere tossici per le finanze italiane e per il territorio piemontese”.

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