Mense scolastiche: a che punto siamo?

istruzione admin 9 novembre 2017

24 ottobre 2017
panino

Ricordate la vicenda del panino? Ecco a che punto siamo con le disdette dal servizio mensa: dallo scorso anno scolastico si è passati, alle elementari, da 4.530 “rinunce” a 5.242 (712 bambini in più su una platea di 32.272 iscritti), il 16 per cento delle famiglie.
Leggo le parole di buon senso dell’Assessora Federica Patti. Credo però che, di fronte a questa emorragia senza fine, non sia più sufficiente difendere il servizio pubblico in questo modo. Se si pensa di cominciare ad aggredire il problema con “pasti più freschi” temo si sia fuori strada.
Una battaglia iniziata da famiglie forse non ricche, ma di certo non sotto la soglia di povertà, che non accettavano di pagare 7.10 euro per verdure poco saporite, appellandosi al principio della libertà di scelta, ha finito per tradursi nella scelta di molte famiglie in difficoltà che, piuttosto che spendere pochi euro, tolgono l’unico vero pasto ai figli.
Forse, per abbassare i costi, occorrerebbe tornare dal pagamento del pasto puntuale al pagamento del costo mensile e annuale. Soprattutto, sarebbe il caso di rivedere fasce e tariffe. Nell’attesa che il Parlamento o un’altra sentenza ribaltino nuovamente la situazione, la battaglia culturale a tutto campo non può essere solo giocata sulla cottura della pasta. Con la Sindaca, allora all’opposizione, eravamo d’accordo che le fasce fossero troppo poche e che per molti i costi fossero alti.
Questo credo sia ancora il punto, a meno che per risparmiare non si sia disposti a perdere un lotto, e quindi anche molti posti di lavoro, come ha giustamente sottolineato la Capogruppo di Torino in Comune Eleonora Artesio. Perché è chiaro che, in assenza di diritti universali, la possibilità di scegliere prevarrà sul servizio pubblico, col rischio di eroderlo definitivamente, con tutto quello che ne consegue.

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