Con la giusta cautela.

brevi, diritti, Idee, Regione TAGS / dissenso, Misure cautelari, no tav admin 22 giugno 2016

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Molti avranno letto, con il mio stesso sgomento, di Roberta, studentessa di Venezia, condannata a 2 mesi di reclusione con rito abbreviato per aver offerto “un concorso morale alle azioni di disturbo del movimento”, tanto che nel riferirle nella sua tesi ha utilizzato il pronome «noi», dando quindi la conferma di avervi partecipato attivamente.

Ieri sono arrivati altri ventitré arresti e misure restrittive contro gli attivisti piemontesi.

Come sapete, non parlo quasi mai dei processi in corso nella mia città, non lo faccio perché ci si difende nei processi e non dai processi, perché ho rispetto per il lavoro delle autorità competenti e perché penso sempre che alla fine prevalga la giustizia, come nel caso della stramba contestazione a De Luca o dell’accusa di terrorismo ai militanti No Tav nel maxi processo.

Ma oggi siamo davanti a ennesime misure restrittive nei confronti di molti incensurati, condite da prescrizioni spesso vessatorie come la non possibilità di lavorare, andare a trovare parenti o dare un esame all’università.

Cosa c’entrano l’obbligatorietà e il sereno esercizio dell’azione penale? Alla fine queste persone rischiano di aver semplicemente scontato la pena prima che essa venga decisa.

Come scrive Pagliassotti oggi sul Manifesto, “questa volta l’affondo giudiziario tocca una dimensione simbolica potente del movimento: gli anziani” e raccontando la storia di Nicoletta Dosio che ha rifiutato l’obbligo di firma, ci ricorda il nonsense di questa vicenda: “una misura cautelare enigmatica, probabilmente frutto di una valutazione ferrea del codice penale, perché di questa anziana signora tutto si può pensare tranne che scappi. La sua vita, come quella degli altri arrestati, è in val Susa e ruota intorno al cantiere di Chiomonte che mai abbandonerebbe”.

Ma qui non siamo di fronte al rischio di inquinamento delle prove o al rischio di fuga dell’imputato. Probabilmente siamo davanti al paventato rischio di reiterazione del reato. E quindi cosa facciamo? Li teniamo in casa finché l’opera non sarà finita?

Per questo motivo penso semplicemente che qualsiasi strategia che contrasta azioni illegali di dissenso (molte ancora da accertare) non possa negare i diritti costituzionali delle persone.

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