Il profitto non si cancella con una parola: sul Gradenigo si faccia chiarezza.

diritti, lavoro, Regione, sanità TAGS / Regione Piemonte, sanità admin 21 gennaio 2015

la stampa gradenigo

A dicembre, in Commissione Bilancio, ci siamo opposti a un emendamento all’art. 57 della legge finanziaria, che avrebbe permesso alla società che ha rilevato il Gradenigo di gestirlo a fini di lucro, mentre la legge regionale 59 del 1985 impone ai privati che gestiscono presidi sanitari di mantenerli no profit. L’emendamento è stato ritirato e l’Assessore Reschigna si è impegnato a non ripresentarlo in aula.

Oggi, tuttavia, ci duole apprendere dai giornali che la Giunta avrebbe approvato un disegno di legge per regolarizzare la posizione del Gradenigo, consentendo a Humanitas di mantenere la struttura a fini di lucro, modificando la legge regionale del 1985 attraverso la semplice eliminazione delle parole “senza fini di lucro”.

Come ho già spiegato, non vedo come si possano aprire le porte del sistema sanitario pubblico a una multinazionale con la stessa formula usata fino a ieri per un ente non profit.

Stesso bacino d’utenza, stesse risorse economiche, stessa concessione sull’area di proprietà del comune.

Socializzare le perdite e privatizzare gli utili è una vecchia ricetta tanto cara ad alcuni colossi privati. Il gioco è facile: la Regione paga i settori in perdita (come il pronto soccorso o l’oncologia) e i cittadini, che diventaranno clienti “solventi”, faranno il resto. Chi sono questi nuovi attori?

I solventi sono quei cittadini che, di fronte alla possibilità di tempi più rapidi di risposta, pagheranno di più per poter superare le liste d’attesa pubbliche.

Un’altra questione: prima la Regione stanziava 44 milioni l’anno per il Gradenigo: continueremo a darli nello stesso modo? Con gli stessi controlli?

La legge vigente prevedeva una cosa chiara: se un soggetto privato voleva operare all’interno del Sistema Regionale Sanitario, equiparandosi a un presidio pubblico, doveva farlo senza scopo di lucro. Io capisco il motivo di quella scelta e non voglio cedere a nessun ricatto.

Resto convinto che l’unica soluzione sarebbe stata la rinascita della Gradenigo Impresa Sociale, la quale, essendo ente no profit, non avrebbe avuto bisogno di leggi ad aziendam. Solo ripristinare le condizioni di partenza avrebbe permesso di garantire ai lavoratori di rimanere nell’alveo del pubblico e ai cittadini di non veder chiudere nei prossimi mesi il pronto soccorso.

Marco Grimaldi

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Per saperne di più:

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NON PER PROFITTO

A metà dicembre, i giornali hanno riportato una discussione avvenuta in Commissione Bilancio. Come scritto, ci siamo opposti a un emendamento all’art. 57 della legge finanziaria, che avrebbe permesso alla società che ha rilevato il Gradenigo di gestirlo a fini di lucro, mentre la legge regionale del 1985 impone ai privati che gestiscono presidi sanitari di mantenerli no profit. L’emendamento è stato ritirato e l’Assessore Reschigna si era impegnato a non ripresentarlo in aula nelle stesse modalità.

Poste queste premesse, vorrei precisare alcune affermazioni fatte in merito alla nostra posizione.

Si dice che siamo ideologicamente contrari all’ingresso dei privati nella sanità; che i nostri sono “disegni politici da fine Ottocento”. Non ci offendiamo per le caricature; semplicemente, siamo in totale disaccordo con chi pensa che il pubblico debba cedere ai ricatti. Non ci iscriviamo al partito dell’ineluttabilità; c’è chi vuole continuare a privatizzare i profitti e socializzare le perdite. La legge vigente prevede una cosa chiara: se un soggetto privato vuole operare all’interno del Sistema Regionale Sanitario, equiparandosi a un presidio pubblico, deve farlo senza scopo di lucro.

Sembra che la questione sia riducibile a un’opposizione pregiudiziale da parte nostra al gruppo Humanitas. Ma bisognerebbe farsi un’altra domanda: se una multinazionale comprasse una società no profit e nella notte ne cambiasse lo statuto, trasformandola in una semplice Srl, perché lo farebbe? Secondo noi perché pensa che la Regione cambierà la legge in suo favore o, se ciò non avvenisse, perché può farne a meno, per esempio “scaricando” le oltre 40mila persone che ogni anno si recano in quel pronto soccorso.

È emersa una frattura in seno alla maggioranza? In realtà, i consiglieri e i gruppi non si sono mai espressi e, d’altra parte, l’Assessore conosce da tempo le nostre posizioni. Se Saitta è giunto a una conclusione diversa dalle nostre, se ha deciso di cedere al ricatto, dovrebbe assumersi la responsabilità di presentare una legge quadro che spieghi i nuovi rapporti con le società che vogliono fare profitto, non un “emendamentino” a una legge di trent’anni fa.

Come uscirne? L’ospedale Gradenigo è stato riconosciuto Presidio Sanitario dalla legge regionale 59/1985 sulla base di alcuni presupposti: si trova all’interno di un’unità socio-sanitaria locale che, per le necessità demografiche territoriali, richiede il suo apporto operativo, in particolare per le funzioni di pronto soccorso, di diagnostica e di ricovero; dipendeva da un’istituzione non avente fini di lucro (gestita dalle Suore Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli) che l’ha ereditato dal suo fondatore; ha un ordinamento dei servizi esistenti corrispondente a quello delle strutture sanitarie pubbliche, secondo il Regolamento approvato dal Ministero della Salute; aveva ottenuto, nell’ambito del protocollo d’intesa tra Università e Regione per la formazione del personale sanitario (20 settembre 1999), il riconoscimento di sede del percorso formativo della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università medesima. Il 15 ottobre 2007, con la Deliberazione della Giunta Regionale n.15 – 7074, il Gradenigo ha assunto la qualifica funzionale di “Presidio dell’ASL”, il che significa che da quel momento è entrato a far parte a tutti gli effetti della rete ospedaliera pubblica e che ai suoi utenti sono state applicate le stesse regole di accesso previste per gli ospedali pubblici, ovvero per i presidi a gestione diretta.

Per questo resto convinto che l’unica soluzione fosse la rinascita della Gradenigo Impresa Sociale, grazie alla quale, forse, i soggetti privati della sanità avrebbero scoperto che si può gestire un presidio ospedaliero senza fare profitti.

P.S.

A proposito di lavoro: anche i servizi e i titoli acquisiti dal personale del Gradenigo sono equipollenti e corrispondenti a servizi e titoli acquisiti presso le strutture pubbliche. Nel giugno del 1990 il Ministero della Sanità ha riconosciuto questa equiparazione e confermata da due Decreti dirigenziali (nel 1997 e nel 2006).

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