Smart city: dove sono finiti i fondi?

creatività, sostenibilità admin 18 aprile 2014

Non so se avete letto o sentito questa storia: a due anni dall’annuncio delle gare e dopo oltre sei mesi dall’aggiudicazione, i vincitori dei progetti Smart Cities Communities and Social Innovation non hanno visto un euro. Tra le altre cose le lungaggini burocratiche potrebbero mettere a repentaglio l’attuazione dei progetti. Se i lavori non saranno terminati entro il 2015 si perderanno i fondi Ue.

Per questi motivi il 28 Aprile chiederò al Sindaco cosa stiamo facendo per far pressioni sul governo per sbloccare questi fondi.

Marco Grimaldi

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Oggetto: Bandi Smart Cities, Communities and Social Innovation, il Miur nell’impasse: cosa fa la Città di Torino? – Richiesta comunicazioni del Sindaco.

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In data 21 febbraio 2014 ho presentato l’interpellanza a risposta immediata mecc. n. 2014 00881/002 avente per oggetto “Bandi Smart Cities, Communities and Social Innovation”, in cui si premetteva che una trentina di ragazzi torinesi under 30 sono risultati vincitori del bando nazionale sull’innovazione sociale, emesso dal ministero dell’Istruzione nel 2012, e che su 48 progetti in Italia, 11 li ha “vinti” Torino.

Apprendiamo dai quotidiani nazionali che “a due anni dall’annuncio delle gare e dopo oltre sei mesi dall’aggiudicazione, i vincitori non hanno visto un euro. E le lungaggini burocratiche potrebbero mettere a repentaglio l’attuazione dei progetti: se non saranno terminati entro il 2015 si perderanno i fondi Ue“.

Nei mesi scorsi abbiamo audito tanti giovani professionisti, ricercatori, creativi, scienziati, imprenditori orgogliosi di aver partecipato e vinto  i bandi “smart cities”. Non possiamo permettere che questo impegno e queste energie vengano fermate per delle inefficienze che sempre di più danno l’immagine della distanza tra le parole e le  azioni dei governi.

In più ci sono dei rischi concreti.

Il Primo: trattandosi di progetti di ricerca innovativi, ogni mese è prezioso: i vincitori vedono già nascere aziende concorrenti, con le stesse idee o simili.

Secondo: il bando impone di non avere un contratto di lavoro (se non con un numero di ore esiguo) parallelo a quello della sperimentazione. E quindi i ricercatori non possono trovare un impiego in questo tempo di attesa.

Terzo: i progetti si avvalgono di partnership apposite – previste dai bandi – con numerosi soggetti, pubblici e privati (università, pubbliche amministrazioni…). Il danno quindi è esteso a tutto il territorio di riferimento.

Quarto: i progetti finanziati hanno un programma di attività di tre anni, come richiesto dal bando, e quindi business plan adeguati a questa tempistica. Ma adesso che i tempi sono saltati, i business plan sono da rifare e potrebbero non essere ugualmente sostenibili.

Per i motivi sopra esposti chiedo le Comunicazioni in aula del Sindaco sull’argomento in oggetto.

Cordiali Saluti.

Marco Grimaldi

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