la cultura e la dieta in bianco.

Idee admin 28 giugno 2013

Oggi non ritornerò sull’opportunità di sostenere la “cena in bianco”. Ne parleremo in consiglio comunale lunedì durante l’interpellanza generale. Vorrei però precisare a tutti che non ho scritto l’interpellanza per ragionare sulla bontà dell’evento, posto che la bontà dipendeva da cosa ognuno si portava da mangiare. Io vorrei discutere sulla bontà del contributo pubblico. Vorrei che ritornassimo a parlare di cultura diffusa, del senso più profondo del suo sostegno e della sua diffusione. Di cos’erano le iniziative d’estate e i punti verdi e cosa sono diventati. Chi mi conosce sa di cosa sto parlando. Per chi non l’avesse ancora capito e per chi è interessato a proseguire il discorso seguite la diretta del consiglio comunale di lunedì…

Bufera sui contributi alla “cena in bianco”

Consiglieri comunali in rivolta per i tagli alla cultura cittadina: a scatenare il caso il contributo di 10 mila euro per il flash mob che si è tenuto sabato scorso alla Tesoriera.

tratto da La Stampa

Può suonare anomalo che un contributo da 10 mila euro – in un Comune che ha un bilancio di 1,3 miliardi – scateni un gran putiferio. Strano, ma solo fino a un certo punto. Perché 10 mila euro – a fronte di tasche vuote e rubinetti chiusi – sono un termometro e la spia di un dilemma: che cosa è di interesse pubblico, che cosa ha pubblica valenza culturale, che cosa il pubblico deve sostenere e finanziare e che cosa, al contrario, è frutto d’iniziativa privata e tale deve restare?

La polemica

Il caso della «cena in bianco», il flash mob che si è svolto sabato scorso alla Tesoriera, con quasi 8 mila persone, è in questo senso emblematico. L’evento è nato nel 2012, in piazzetta Reale e senza contributi pubblici. È stato un successo, quest’anno si è ripetuto, con ancora maggior successo, ma ha ottenuto dal Comune 10 mila euro, cosa che ha scatenato le proteste di mezzo Consiglio comunale. L’assessore alla Cultura Maurizio Braccialarghe dovrà rispondere in Sala Rossa a un’interpellanza generale firmata da undici consiglieri della maggioranza, dal titolo perfido: «Cena in bianco, conti in rosso, cultura al verde». La tesi è esplicita: Palazzo Civico non ha un euro da spendere, ha drasticamente ridotto i contributi a enti e associazioni che organizzano manifestazioni culturali, e quando li concede lo fa con tempi biblici; perché, allora, dirottare 10 mila euro sulla «cena in bianco»? Quale valenza culturale ha questo «picnic autogestito» (definizione un po’ sprezzante di chi ha firmato l’interpellanza)?

Cultura al verde

Tesi di parte, va da sé, ma il promotore della rivolta, il consigliere di Sel Marco Grimaldi, la rivendica: «La carenza di fondi ha costretto la città a diminuire drasticamente, quando non tagliare di tutto, i contributi a iniziative di grande valore culturale, dalla lunga storia e dal forte impatto. Molti eventi non hanno più luogo e altri rischiano di sparire. Torino è una delle città italiane più ricche di cultura diffusa e “underground”, in gran parte ignorata e in pochissimi casi compresa nel novero delle politiche culturali della città». La lista è lunga: Club to Club ha un bilancio di mezzo milione e riceve dal Comune 25 mila euro (poco più del doppio della cena); Estate a San Pietro, rassegna che sta per aprirsi a San Pietro in Vincoli, ha ricevuto 10 mila euro per due mesi di spettacoli. Spaziale, a Spazio 211, non si farà più. Traffic ha rischiato di sparire ed è salvo per miracolo, ma chissà a quali condizioni. Discorso analogo per gli Mtv Days.

E dunque, che cosa giustifica questi 10 mila euro? Domanda da rivolgere all’assessore Braccialarghe. «Risponderò in aula». Non l’ha presa bene ma, essendo persona sanguigna, una considerazione gli sfugge: «Io faccio l’assessore alla cultura, al turismo e alla promozione della città. Se qualcuno trova un evento finanziato con 10 mila euro che abbia le stesse ricadute culturali, turistiche e promozionali, sono pronto a ricredermi». La «cena in bianco», in effetti, ha trovato spazio sui tg nazionali, addirittura sulla Cnn, oltre a 2 milioni di foto visualizzate su Internet. Una vetrina per la città, dicono i sostenitori. Ai consiglieri non sembra bastare: «Non ci sembra che l’evento abbia avuto così tanto successo grazie al contributo della città». Come dire: non era necessario investire denaro pubblico, sarebbe andata bene comunque. A dare manforte arriva l’ex assessore regionale alla Cultura Giampiero Leo: «A molte iniziative storiche e dal forte valore è stato detto che quest’anno non c’era un euro, logico che ora siano quanto meno sorprese».

Le spese

Tace invece Antonella Bentivoglio d’Afflitto, organizzatrice della cena. A chi le ha parlato, però, ha spiegato che parte del contributo (richiesto ma non ancora elargito e comunque pagato solo a fronte di giustificativi di spesa) serviva per pagare la pulizia della Tesoriera dopo la cena. Pulizia che non c’è stata, come conferma Amiat. Del resto, ogni partecipante doveva portare da casa tavoli, sedie, tovaglie e stoviglie e pulire la sua parte alla fine. Un ultimo particolare: la cena non aveva l’autorizzazione per l’uso del suolo pubblico; non l’aveva richiesta. A rigor di legge sarebbero dovuti intervenire i vigili per sgomberare il parco. Con tanto di multa.

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