Social, bio, puliti e ordinati. Ecco i nuovi orti comunali.

Idee admin 17 gennaio 2013

Tratto da La Stampa, di Beppe Minello

Ma quanto sono brutti quegli orti che vediamo ai lati delle strade, quando non ai margini di discariche oppure ammucchiati in lande desolate della città. Racchiusi da recinzioni di fortuna, assomigliano più a baraccopoli che a giardini.

Un quarto di secolo dopo il primo regolamento adottato dal Comune sulla «coltivazione di un terreno fino ad oggi coltivato abusivamente», Palazzo Civico ci riprova. Vuole cioè normare una materia che se non occupa più i «2 milioni di metriquadrati di appezzamenti abusivi attorno ai quali ruotano 20 mila famiglie» come scoprì una ricerca del Politecnico all’inizio degli Anni ‘80, ma riguarda comunque 400 orti sparsi per la città. «Che, entro il 2020, potranno diventare duemila coinvolgendo altrettante famiglie», butta lì Marco Grimaldi, promotore con i colleghi Levi, Alunno, Nomis, Onofri e Ventura, di una delibera di consiglio che migliora e adegua ai nostri tempi il regolamento per l’assegnazione e la gestione degli orti urbani.

Oh, sia chiaro che non scopriamo nulla di nuovo. A Milano, nel parco vicino a San Siro, ci sono orti bellissimi che fanno concorrenza ai giardini tedeschi (in casa Merkel non li chiamano orti…). Ma le nuove regole che s’intendono introdurre a Torino, oltre a voler rendere più gradevoli e ordinati gli appezzamenti pubblici, puntano anche a incentivarne l’uso educativo, pedagogico, terapeutico.

In altre parole, le Circoscrizioni che già oggi gestiscono il tutto, dovranno riservare almeno il 20% delle aree individuate (ogni orto avrà una superficie fra i 50 e i 100 mq) a chi persegue le finalità prima elencate e agli «orti di prossimità» cioè per gruppi di famiglie che vorranno coltivarli collettivamente. In questi casi si potrà derogare dai requisiti richiesti per gli «orti sociali», prendendo cioè in considerazione un reddito Isee anche superiore ai 15 mila euro e un affitto che, anziché compreso fra 0,50 e 1 euro al mq all’anno, può salire fino a un cifra compresa fra i 2 e i 4 euro al mq l’anno. La fantasia di Grimaldi non ha limiti: già pensa alla residenza studentesca di Lungo Dora e a studenti impegnati a zappettare oppure a scuole che si creano il loro giardinetto dove coltivare insalatina e rapanelli.

Per ora la realtà regolamentata, ché gli abusivi sono ovunque anche su aree dove il Comune nulla può come quelle di proprietà dell’Anas, del Demanio, accanto a qualche ospedale e via ad elencare, sono circa 400 appezzamenti. I più «antichi» sono 54, risalgono al 2003 e sono al Parco del Meisino; altri 110 stanno in Strada Castello di Mirafiori e sono nati nel 2005; in strada dell’Arrivore dal 2006 ce ne sono altri 173, mentre in Borgata Parella, tra il 2008 e il 2009 sono cresciuti i primi «orti sociali» grazie a un’associazione di pensionati che, invece della bocciofila, s’è dedicato al culto del sarzet.

Altri ne nasceranno, ma tutti dovranno in qualche modo rispettare le regole di decoro che il Comune si appresta ad approvare. Non sarà possibile usare coperture di plastica esagerate per le serre, recintare il lotto con strutture alte più di un metro e 30 centimetri, guai a trasformare l’orto in un deposito; vietati teli, steccati o siepi. Va da sè che tutto dovrà essere pulito e ordinato. Ezio De Magistris, dell’assessorato all’Ambiente guidato da Enzo Lavolta, ovviamente condivide le regole stringenti del nuovo regolamento, ma sa per esperienza personale che nulla è più efficace della moral suasion che possono esercitare Palazzo Civico e le Circoscrizioni. «Siamo riusciti a migliorare, diciamo, l’estetica degli orti – ricorda – quando, alla scadenza della concessione, la Circoscrizione ha fatto sapere che il rinnovo sarebbe stato subordinato al fatto che lo stato degli orti fosse come quando erano stati consegnati. In un amen sono sparite baracche e orrori vari».

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